
Ci ha messo un po’ quel folle (in senso buono) di Marco Tinessa, classe 1975, prima di riuscire a fermarsi in un luogo.
A Montesarchio, il paese del Sannio dove è nato, Marco ha finalmente plasmato uno spazio dove poter dare concretezza alla sua idea di vino (che, per inciso, è qualcosa che non ammette in alcun modo “porcherie” né in vigna né in cantina).
La cantina di contrada Monaca, a cui si arriva procedendo in salita dal centro caudino in direzione del monte Taburno, è ben organizzata e in grado di accogliere tutto ciò di cui Marco ha bisogno nell’accompagnamento dell’uva fino a diventare vino. Un progetto che si nutre di intuizioni e contaminazioni, di sogni e visioni: come quelle da cui è saltata fuori la collaborazione con 3 Fonteinen, un monumento della cultura brassicola belga, per la co-produzione di due birre di aglianico e fiano (cuoricino per la prima).
Tornando al vino, detto di una viticoltura inderogabilmente pulita, il giovane cinquantenne – gli anni che ha il buon Marco se li porta di gran lunga meglio di me! – ha puntato con decisione sulla vinificazione di grappoli da parcelle diverse. Una scelta che è funzionale a garantirgli un discreto margine di manovra anche nel caso di annate avverse, come quelle che sempre più frequentemente, purtroppo, ci troviamo a dover commentare.

Così, salvo che per un po’ di negoce nel caso della falanghina protagonista dell’etichetta Rubice, le uve coltivate arrivano da diversi areali: il fiano da Lapio, il greco da Chianchetelle, l’aglianico per una buona parte da vecchie viti in quel di Montemarano e Castelfranci, per la restante dal Taburno, e in particolare da quello che è, almeno oggi (ma di certo non nel passato), il versante meno vitato e più aspro per paesaggio rispetto al versante opposto del massiccio isolato dell’Appennino campano. A questo primissimo impianto (la foto risale all’estate 2022), situato in un contesto ambientale di grande fascino e popolato di ulivi ultracentenari, si è aggiunta più di recente un’altra superficie nei pressi della cantina.
Com’è l’Ognostro Rosso 2021 di Marco Tinessa?
L’Ognostro Rosso 2021 è con ogni probabilità il rosso più buono mai prodotto da Marco Tinessa. Fabio Cagnetti, che ha inserito l’Ognostro 2021 tra i suoi 50 migliori assaggi del 2024, si è pure sbilanciato dicendo che è anche uno degli Aglianico più buoni mai prodotti e potrei anche credergli.
Molto ha a che fare, a mio avviso, con un sorso gratificante e di particolare incisività, oltre che di ottima definizione aromatica. Il tannino non presenta graffiature; c’è slancio, ma non mancano succo e polpa.
Insomma, l’Ognostro Rosso 2021 di Marco Tinessa sembra proprio una convincente espressione dell’Aglianico irpino! Ne seguirò con curiosità l’evoluzione nel tempo.