Che dire, non penso avrei mai assaggiato i due vini di cui vi parlo oggi se non grazie all’iniziativa di GiraLivenza, che lo scorso 18 marzo, in collaborazione con Slow Food Veneto Orientale e di Slow Wine Veneto, ha presentato il kit “I sapori della Livenza” e la neonata Comunità del Cibo del “Bisàt” del fiume Livenza a cui hanno aderito pescatori, ristoratori e produttori d’eccellenza attivi in sei comuni della provincia di Venezia (Torre di Mosto, Annone Veneto, Pramaggiore, San Stino di Livenza, Caorle, Ceggia).
L’anguilla – bisàt, appunto – è una cosa seria da queste parti: prova ne è il fatto che esiste già da qualche anno un’associazione – la Confraternita del Bisàt – “volta alla promozione della caratteristica anguilla del fiume Livenza, quale prodotto gastronomico tipico, nonché alla sua salvaguardia“. Anguilla, certo. Ma anche lengual*, mais rosso di San Martino**, finanche biscotti ribattezzati “bisatini” per la loro inequivocabile forma: insomma, un paniere di tipicità per dare ulteriore appeal alla “greenway sul fiume Livenza“.
Dicevo dei due vini che ho provato, parte di una selezione di etichette del territorio curata dagli amici di Slow Wine Veneto, ideali per l’abbinamento con il bisato con gli amoi***. Due assaggi positivi, che mi hanno lasciato anche il gusto della scoperta di un territorio – se vogliamo – un po’ fuori dalle rotte enologiche più battute in regione (almeno per noi forestieri).
Il primo è il Vin da Mar Quirini 2018 (dedica alla figura del Pietro Querini a cui i veneziani devono la scoperta del bacalà) dell’Azienda Agricola Piazza, un vino rosa da uve merlot, cabernet sauvignon e malbec. Più sapido che non fresco, con decise sensazioni salmastre compensate da un sorso ricco e di discreta morbidezza. Se fosse una stagione sarebbe l’autunno, ed è anche per via di quel velo di ossidazione che appanna il frutto.
Il secondo è, invece, il Malbec 2018 prodotto da Borgo Stainbech. Solo acciaio per un vino brioso, dal tannino solo accennato, caratterizzato da sensazioni fruttate di gioventù e più tipicamente erbacee. Non c’è grande complessità, ma chi glielo chiede: scorre bene e fa il suo a tavola!
* un tradizionale insaccato di carne di maiale: cotenna, testa disossata e guancia macinate avvolgono il filetto della lingua.
** dalla cui macinatura integrale si ricava una farina di colore violaceo, essenzialmente riconducibile alla presenza di antocianine, che ne fanno oltretutto un potente antiossidante.
*** preparazione tipica in cui l’anguilla è insaporita dalle prugne selvatiche.