L’orizzontale dell’annata 2013 del Fiano di Avellino, condotta da Luciano Pignataro e Lello Tornatore, ha chiuso il calendario delle masterclass programmate nell’ambito del Fiano Festival di Aiello del Sabato (AV).
Una chiusura niente male, ché il primo dato da registrare è il buono stato di forma degli 11 Fiano di Avellino 2013 proposti in assaggio, in rappresentanza dei diversi areali di produzione. Una sostanziale integrità che merita un’ulteriore sottolineatura se si pensa che alcune delle etichette degustate non erano certo state pensate dai produttori per durare così a lungo.
Il secondo motivo di soddisfazione riguarda una certa omogeneità di performance: al netto delle peculiarità dei diversi territori di provenienza e di talune differenze stilistiche, ci siamo trovati davanti a 11 Fiano di Avellino 2013 non meno che buoni. Non mi pare cosa scontata, ecco.
L’annata 2013 per i Fiano di Avellino
Ma che annata è stata la 2013? Ha risposto l’enologo irpino Michele D’Argenio: «è stata un’annata abbastanza piovosa, che ha fatto registrare 100 mm di pioggia distribuiti tra marzo e giugno, con conseguente difficoltà sia nella pressione delle malattie, sia nella gestione delle parete fogliare, tanto più che il fiano è vitigno assai vigoroso in fatto di vegetazione. Temperature più basse della media fino a luglio, poi una seconda parte di annata più calda, con buone escursioni termiche, ha portato a un’ottimale maturazione delle uve».
L’orizzontale di Fiano di Avellino 2013
L’altro tema del laboratorio era, invece, quello del rapporto tra vino e tempo. Ha introdotto il discorso Luciano Pignataro: «avere pazienza è fondamentale. Non bisogna smettere di alzare l’asticella, anche sotto questo profilo, perché è solo facendo le cose in apparenza più complicate che ci si mette al riparo da ogni pericolo di omologazione e replicabilità».
Ma com’erano i Fiano di Avellino 2013? Ecco le mie brevi note di degustazione (vini in ordine di apparizione).
Fiano di Avellino 2013, Rocca del Principe.
Arriva dal costone nord della contrada Arianiello, dove lapilli e ceneri vulcaniche ricoprono superficialmente il suolo di matrice argillosa. Finemente fruttato e floreale, si arricchisce di lievi sensazioni affumicate. Sorso disteso e misurato, il finale ricorda molto lo zenzero.
Fiano di Avellino 2013, Tenuta Scuotto.
La quarta vendemmia e la prima svolta aziendale, con la riduzione da due a uno degli anni di affinamento prima della commercializzazione dell’etichetta d’entrata. Colore giallo dorato, è maturo anche nelle sensazioni olfattive (spicca una nota distintamente tropicale); il finale è leggermente amaricante.
Fiano JQN 203 Piante a Lapio 2013, Joaquin: più longilineo e sottile, con un bouquet di profumi assolutamente peculiare, caratterizzato da sensazioni ossidative riconducibili alla vinificazione sous voile in legni grandi di castagno e acacia.
Fiano di Avellino Pietramara Etichetta Nera 2013, I Favati.
Un bianco solido: intenso, fine, profondo, con allungo fumé e lievemente speziato ed erbaceo.
Fiano Particella 928 2013, Cantina del Barone (da magnum).
Un che di brassicolo in apertura, poi fumé, fiori bianchi ed erbette. La volatile amplifica la durata del sorso, che ha dinamismo e lunga persistenza finale.
Fiano di Avellino Alessandra 2013, Di Meo.
Profumi molto ben definiti di frutta e fiori, si apre alla distanza e regala un sorso disteso e placido, ma ben connotato anche sotto il profilo dell’acidità.
Fiano di Avellino 2013, Marsella.
I tappi, chi più chi meno, non hanno retto.
Fiano di Avellino 2013, Ciro Picariello.
Frutta, fiori bianchi e una sottile affumicatura per un bianco splendido, che ha tutto quel che occorre: pienezza, succo, allungo e finezza.
Fiano di Avellino 2013, Tenuta Sarno 1860.
La 2013 era la 5^ annata di produzione, all’epoca era ancora l’unica etichetta prodotta dall’azienda di Maura Sarno. C’è qualche profilo di maturità, già al colore, e uno sbuffo alcolico in chiusura. Il sorso è carnoso, ma la dinamica gustativa conserva discreto slancio.
Fiano di Avellino Vigna della Congregazione 2013, Villa Diamante.
La nota cerealicola introduce una beva fresca e sapida, il sorso è pieno e spesso, gustoso e di buon allungo.
Fiano di Avellino Alimata 2013, Villa Raiano.
Il vigneto Alimata si trova sulla parte “bassa” della collina, siamo a 350 metri di quota. Il lungo affinamento sulle fecce fini conferisce densità al sorso, che è polposo, pieno, ma ottimamente provvisto di acidità, erbaceo in chiusura.