etichette dalla campania, irpinia

Dieci anni di Taurasi a Ciak Irpinia 2021

Dieci anni di Taurasi a Ciak Irpinia

Dieci anni di Taurasi a Ciak Irpinia 2021: una bella carrellata di assaggi dal 2017 al 2008.

Oggi è stato il giorno conclusivo di Ciak Irpinia 2021, l’annuale focus sulle denominazioni avellinesi organizzato dal Consorzio di Tutela Vini di Irpinia. Dopo le due sessioni in bianco riservate alla stampa estera, stamane i riflettori erano tutti puntati sul Taurasi, con una degustazione di alcune etichette delle ultime dieci annate commercializzate (2008-2017).

Rimanderei a un successivo post considerazioni più generali sullo stato dell’arte, per ora lascerei traccia delle mie impressioni post assaggio. Tanto più che, per espressa scelta consortile (bene!), le bottiglie sono state degustate alla cieca e non è ancora noto l’esatto ordine dei campioni. Unica eccezione per il n. 12 dell’elenco: la prima bottiglia aveva un problema di tappo, l’azienda produttrice è stata comunicata dietro mia richiesta.

Tra parentesi, per ogni vino, ho riportato l’annata. Tenete a mente che le etichette più “giovani” proposte erano targate 2017: i vini del millesimo 2018 hanno appena maturato i termini minimi per la commercializzazione secondo il disciplinare di produzione del Taurasi (3 anni di invecchiamento, 4 per la Riserva).

le bottiglie

1: (2017) profumi netti di visciola, spezie e balsami, un po’ polveroso. Fresco, di ottima sapidità, finale lievemente amarognolo.
2: (2017) frutta rossa e croccante, balsamico, più moderno del precedente, si distende dopo qualche minuto nel calice. Sorso sapido, tonico e ben slanciato, discretamente complesso. Convincente.
3: (2016) naso piuttosto indecifrabile sulle prime, si apre pian pianino ma a fatica. Impianto complessivamente più rustico al palato, il sorso è pure ben ritmato.
4: (2016) inespressivo all’olfatto, bocca amara, ulteriormente penalizzata dal tannino aggressivo.
5: (2015) le sensazioni di surmaturazione appesantiscono il bouquet dei profumi; si riscatta un po’ al palato, materico ma tutto sommato non lontano da un suo equilibrio.
6: (2015): decadente, con profumi ossidativi. Non va meglio al palato, dove l’acidità sembra scissa e diluisce un sorso eccessivamente astringente.
7: (2014) maturo, di discreta complessità, balsamico, frutta in confettura. Ha un buono scatto al gusto, gli manca solo forse di un po’ di polpa.
8: (2014) non si scioglie mai del tutto: a un naso tendenzialmente introverso corrisponde una bocca vigorosa e troppo tannica.
9: (2013) surmaturo (?), ma anche ossidato. Manca la scintilla.
10: (2013) surmaturazione anche qui (?), fresco, un po’ ruvido ma efficace, specie in proiezione gastronomica.
11: (2012) naso rigoroso, austero, di frutta matura e spezie, con note di cioccolato e cenere. Stratificato, tanto all’olfatto quanto al palato, piuttosto gratificante.
12: (2012) la prima bottiglia presentava un lieve sentore di tappo. Meglio la seconda: sottile, scarno, ma abbastanza saporito.
13: (2010) legno molto ben calibrato, saporito, gustoso, lieve surmaturazione (?), cenere, balsamico, tabacco da pipa, ferroso e sanguigno.
14: (2009) tanto (troppo?) legno, tanta frutta rossa; ci sono freschezza e sapidità al sorso, ma non è il mio genere.
15: (2008) non è il mio genere nemmeno questo, ma per i motivi opposti. Potente e muscoloso, tuttavia tiene botta alla grande: ne risulta un vino incisivo e di pregevole intreccio acido-sapido.

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