Dionisio Meola e sua moglie Lia Falato sono le classiche persone con cui non smetteresti mai di parlare. Hanno passione, lo si capisce dagli occhi e dalle mani (le stesse con le quali lavorano i 10 ettari di vigneti sparsi tra i comuni di Castelvenere, Guardia Sanframondi e Vitulano, tutti in provincia di Benevento).
Te ne convinci quando metti piede in azienda, ché di fianco alle loro bottiglie sono esposte quelle – vuote 😉 – di centomila altri produttori: viaggi, scoperte, conferme, passioni e delusioni. Alcuni riesling della Mosella (i preferiti di Lia), il Cerasuolo di Edoardo Valentini, il Pergole Torte di Montevertine, quel Chianti Classico Castell’in Villa 1988 aperto proprio qualche mese fa («uno spettacolo», ricorda Lia), uno Spanna 1967. E così “parlare di vino” diventa – cosa assai insolita dalle nostre parti – parlare del “vino degli altri”. Bello. 🙂 Il perché, poi, i vini de I Pentri non abbiano denominazione lo dice in due parole Dionisio: «il sistema italiano (delle denominazioni, nda) è inutile. La burocrazia occupa il 70% dei nostri pensieri e sottrae risorse importanti al vino, al mestiere del vignaiolo e del contadino in genere che è quello di “guardiano del territorio”».
Penso spesso a quella chiacchierata. Era fine ottobre 2011 e tra le tante bottiglie stappammo anche una bottiglia di Flora 2002 che Lia e Dionisio mi fecero pure portare via (con la “scusa” di osservarne l’evoluzione* e quelle menate lì da sommeliè) :) Una selezione di uve – raccolte con più passaggi tra la seconda e la terza decade di ottobre – che fermentano e maturano in acciaio per circa 6 mesi prima di finire in bottiglia, il cui nome è quello della divinità (Flora) adorata da una delle tribù sannite (i Pentri, appunto) stanziatesi nell’areale viennerese.
Dorato d’un giallo luminoso, è un bicchiere che unisce all’eleganza gli ulteriori pregi di intensità e complessità: le sfumature di miele, un più che nitido ricordo di idrocarburo, i profumi di mela e – più sotto ancora – di salvia sono il preludio a un sorso ricco ma sempre godibile. Finale lunghissimo, con il sale a puntellare gli aromi di camomilla e di frutta secca; e la freschezza a dare ancora piacevolezza a una boccia che fa 14 gradi e mezzo, mica ciufoli. 😉
La più grande falanghina, senza se e senza ma, bevuta nel corso dell’ultimo anno e mezzo.
I Pentri
via Nazionale Sannitica
82037 Castelvenere (BN)
tel-fax 0824/940644
mail ipentri@gmail.com
* Ne ho gelosamente centellinato i restanti sorsi nei 3 giorni successivi.