stralci a tutto campo

Il caso “vino libero”.

Nella giornata in cui è venuto a mancare –ahinoi!– un altro grande protagonista del vino italiano, si è appreso che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha comminato 50 mila euro di multa a Eataly Distribuzione S.r.l. (ma anche 5 mila all’Associazione Vino Libero e 8 mila a E. di Mirafiore & Fontanafredda S.r.l.).

A darne notizia è Il Fatto Quotidiano e, dopo il post di Intravino, arriva la smentita dell’Ufficio Stampa di Eataly, che precisa come «il provvedimento non mette in discussione il progetto “Vino Libero”, la sua veridicità e quanto dichiarato dalle indicazioni del progetto», ma sorvola sulla questione di maggiore rilevanza, che è quella sintetizzata a pag. 116 del Bollettino n. 15 del 9 maggio 2016 dell’AGCM, dove si legge che «la pratica commerciale descritta al punto II del presente provvedimento, posta in essere dalle società Eataly Distribuzione S.r.l. e Casa E. di Mirafiore & Fontanafredda S.r.l. e dall’Associazione Vino Libero costituisce, per le ragioni e nei limiti esposti in motivazione, una pratica commerciale scorretta ai sensi degli artt. 20, 21, comma 1, lettera b), e 22 del Codice del Consumo, e ne vieta la diffusione o continuazione».

Oscar Farinetti e il "vino libero"

La motivazione della sanzione amministrativa pecuniaria non è stata, dunque, la «tempistica di modifica delle indicazioni che dovevano essere presenti anche sulla bottiglia del vino» (il riferimento è all’invito, formulato dall’Autorità all’impresa, in sede di moral suasion, a rimuovere i comportamenti oggetto di contestazione) bensì la pratica commerciale delle tre società, che è stata ritenuta «contraria alla diligenza professionale e idonea a falsare in misura apprezzabile il comportamento economico del consumatore medio in relazione ai prodotti pubblicizzati dai professionisti nella misura in cui la dicitura “vino libero” risulta, in assenza di ulteriori precisazioni, omissiva limitatamente alle informazioni utili ai fini di una piena conoscenza ed esatta comprensione, da parte del consumatore medio, delle caratteristiche e della portata del progetto “Vino libero”».

Si discute della congruità della sanzione, se questa sia effettivamente commisurata ad un volume d’affari che sembrerebbe essere piuttosto grande, come asserito dallo stesso Oscar Farinetti. Ma la cosa più interessante, a mio avviso, è un’altra. Dove sono finiti tutti quelli che storcevano il naso per la multa comminata ad un’enoteca romana per la vendita sullo scaffale di “vini naturali”? o per quella a un birrificio che etichettava i suoi prodotti con la dicitura “artigianale” (casi in cui, comunque, non c’era stato intervento dell’AGCM)?

Non parliamo forse della stessa cosa?

[credits Identità Golose]

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