Quel poco che so dell’Amphibolite Nature di Joseph Landron lo devo a Stefano, titolare della distribuzione milanese Sarfati e appassionato mescitore in quel grazioso bar à vin che si trova in largo La Foppa, a due passi da dove lavoro. 😉
Un bianco che deriva il nome dalle anfibolite* di cui sono ricchi i suoli della Loira Atlantica (che poi è la zona dove è storicamente allevato il vitigno muscadet, anche noto come melon de Bourgogne).
Vendemmia manuale, fermentazione con soli lieviti indigeni in vetro-cemento, affinamento sur lies per quattro mesi e nessuna filtrazione prima dell’imbottigliamento.
La cifra stilistica di questo spettacoloso vino francese, millesimo 2010, è più o meno questa: grande immediatezza, leggi piacevolezza e semplicità di beva. Un vino naturale che sa di mare ed è giocato su una sottile (nel senso di assai elegante) ma assolutamente non trascurabile acidità. Gli undici gradi e mezzo, poi, ne fanno definitivamente un bianco di quelli che ne berresti a secchi (cit), ecco. 🙂
La bottiglia viene via a 14 euro, se non vado errato. Unica perplessità: perché un tappo diverso dal sughero?
* rocce metamorfiche di colore verde costituitesi durante l’affioramento degli oceani.