Ecco. Ogni anno è sempre la stessa storia.
Nella settimana che precede il Vinitaly, la mia casella di posta elettronica è messa a dura prova da clamorose ondate di mail. O meglio, di #spam.
Che poi questa simpatica parolina – giuro che non lo sapevo – altro non è che la contrazione di sp(iced) e (h)am, significa letteralmente carne suina in scatola e fu utilizzata per la prima volta nel 1969 durante lo show televisivo inglese Monty Python’s Flying Circus. Vabbé, non è questo il punto.
Quest’anno – devo dire – le cose mi sono andate anche peggio, con la menata della mail col nuovo dominio del blog che è andata ad aggiungersi a quella personale. Mail da ogni dove per “invitarmi” a destra e a manca, a questo o a quel convegno, alla presentazione di questo o quel vino. Più o meno informali, più o meno impersonali, tutte con la stessa e identica forma seriale. Dozzinali, come le dozzine di centinaia di migliaia di mail, appunto, che ho ricevuto (okkei, ho esagerato). #Spam, insomma.
Che lo #spamming abbia raggiunto livelli impensabili di “qualità” è pure innegabile. Ma nel 2011 ce n’è ancora un tipo che proprio non digerisco. E’ quello falso e meschino che arriva a inscenare fantomatici rapporti personali; è quello “basso” (mi sembra proprio la parola giusta). Che poi – manco a dirlo – arriva dopo che ti sei preso pure la briga di segnalare, pregando che ti cancellassero da quella “vuota” mailing list, piena zeppa di nomi più o meno fantasiosi. E’ quello di chi ti scrive pensando di abbindolarti con un “ciao, come stai?” quando ci si conosce a stento di vista. Nel mio caso, manco quello.
Sarà andata peggio a qualcuno di voi, non ne dubito. E perdonatemi lo sfogo. Quello sopra è il più assurdo che mi è capitato quest’anno.
E pensare che i mittenti sono pure convinti che questa sia comunicazione. Da quattro soldi, direi io che tutto sono fuorché un esperto. Comunicazione bieca e cieca. Ché sul web – alcuni dovrebbero metterselo bene in testa – si fa rete; ma la rete presuppone sempre e comunque un lato fisico, umano, che completa e arricchisce quello virtuale.
Per fortuna, per mille mail #spam ce ne sono altrettante vere (macché, forse una-due). Come quella che mi ha inviato un piccolo produttore del canavese che produce vini della madonna e che ho conosciuto di persona qualche tempo fa.
Da lui – siatene certi – passerò sicuramente per un bicchiere.