Piedirosso “Tra cielo e terra” 2022 di Enoz: un debutto da non perdere!
Roberto Zeno, non c’è che dire, ci ha abituati proprio bene in questi anni. Il suo progetto enologico ha sin da subito attirato le attenzioni del pubblico e della critica. Non solo per via della (curiosa) scelta di spostarsi da un vulcano all’altro – lui, vesuviano, ha investito alle falde del vulcano spento di Roccamonfina –, ma anche e soprattutto per la filosofia produttiva “naturale” portata avanti con Gennaro Reale nelle vesti di consulente. Le vigne sono gestite secondo i dettami dell’agricoltura biodinamica, le fermentazioni spontanee avvengono nelle stesse anfore che accolgono poi i vini per gli affinamenti.
Oltremodo singolare potrebbe apparire il voler raccontare un rosso diverso da quello (forse) più rappresentativo dell’azienda, il Primitivo Il Chaos 2022 che peraltro ho ritrovato di recente in forma smagliante. Il millesimo 2022, però, è anche quello del debutto di due “nuovi” vini: così, nell’attesa di (ri)provare la Falanghina prodotta in qvevri, vi segnalo il Piedirosso “Tra cielo e terra” 2022.
Il Piedirosso Tra cielo e terra 2022
Ma andiamo con ordine. Tutti lo avevano sconsigliato di piantare piedirosso per le criticità che ben si conoscono di quest’uva tipicamente campana, tremendamente complicata da gestire sia in campo, sia in cantina. Solo che alla fine Roberto Zeno se n’è francamente infischiato (semi-cit) 😀 e lo ha piantato su una superficie di circa un ettaro nella frazione San Carlo di Sessa Aurunca, dove i suoli sono ricchi di pomici e lapilli.
“La forza della vite risiede nel suo vivere tra cielo e terra. Radici profonde che fanno nutrimento, che rendono solidi i tralci che svettano verso il cielo. Questo vuole essere un omaggio a chi dal cielo ci ispira e illumina ogni giorno perché vogliamo pensare che sono lì da qualche parte”.
Solo 385 bottiglie sono state prodotte nell’annata 2022. Fermentazione con 15 giorni di macerazione sulle bucce in anfore da 310 litri, poi affinamento fino a giugno, sempre in anfora, quindi sosta in bottiglia fino al dicembre successivo. Il risultato è un rosso di eccezionale candore e definizione aromatica, che ha succo e slancio, con un sorso che si lascia ricordare a lungo.
Folgorante.
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