È stata una delle cose migliori della mia due giorni alessandrina (di cui ho già detto qualcosina qui). Parlo della cena consumata al ristorante Donatella di Oviglio (piccolo centro a ovest del capoluogo), durante la quale – oltretutto – ho potuto godere di ottima compagnia. E mi riferisco, particolarmente, al lato sud del tavolo… 😉
Il regno di Donatella e Mauro – la prima è in sala, il secondo (autodidatta, da quel che leggo in rete) ai fornelli – è un’antica canonica del 1700 rimessa a nuovo. I piatti – ben orchestrati e assolutamente ben presentati – hanno detto con chiarezza la filosofia del locale: ricerca di grandi materie prime e alleggerimento di una cucina moderna che, comunque, strizza l’occhio alla tradizione.
I pani: ecco, forse la cosa che mi è piaciuta meno. ***
L’entrée: fiore di zucca con ripieno di baccalà mantecato, olive taggiasche e pomodorini. Un “altro” ciurillo (auto-cit). ****
L’antipasto: uovo pochè, fonduta di robiola di Roccaverano e asparagi. Bella l’architettura del piatto, con il croccante di pane posizionato a mò di manico; la robiola in fonduta esalta il tutto (€ 18). ****
Il primo: rabaton (di ricotta e erbette), crema di parmigiano e tartufo nero. I “rabaton” sono piccole polpettine preparate con ricotta, erbette di campo, spinaci o coste. Si chiamano così perché sono fatte “rotolare” (che in dialetto si dice, appunto, “rabatar”) nella farina bianca (€ 18). ****
Il primo: ravioli verdi (di pasta all’uovo e erbette) al ripieno di faraona mantecati con il suo ristretto e timo (€ 18). ***/*
Il secondo: stinco di Fassone piemontese cotto lungamente in casseruola, patate e friggitelli (€ 25). ****
Il dessert: biscotto al cioccolato, bavarese di yogurt ai lamponi, cremoso di cioccolato varietà guanaja (€ 11). ***/*
Le coccole finali.