Il dehors estivo non è un granché, è bene dirlo subito. Aggiungi che è pure piuttosto nascosto, non si vede dalla strada e non immagineresti mai che sotto all’omonima caffetteria c’è dell’altro. Insomma, a Bolina (il nome riprende quello di una tipica andatura delle barche a vela) non ci arrivi per caso. Nel mio caso – e scusate il gioco di parole – la dritta è arrivata da uno che se ne intende.
Il posto in sé – dehors a parte – è fantastico. I tavoli sono a due passi dal mare, proprio sulla banchina del porto di Tricase, non più di quaranta kilometri da Otranto. Sullo sfondo il rumore leggero delle onde, le barchette ormeggiate a riva, i pescatori che sonnecchiano nell’attesa, la fioca luce e la lieve brezza notturna.
Il porto di Tricase (vista dal dehors) |
Una trentina di coperti in tutto. Si muovono tra i tavoli un giovane e due uomini: uno – cosa che ho scoperto poi – è Fabio Pantaleo, fratello di Imma che, invece, sta ai fornelli. Il servizio è molto puntuale: discreto ma sempre attento.
Si mangia bene. E l’ho capito già dall’entrée, una frisella con pomodorini e olio extravergine d’oliva dop delle colline di Brindisi. Non ho foto, purtroppo; nemmeno del piatto dove erano adagiate le piccole frise al finocchietto e ai cereali, i grissini e il pane bianco. Le altre – e questa non è affatto una novità – fanno schifo: urge una macchina fotografica degna di tale nome anche se il mio problema è piuttosto il dover fare i conti con quel malcelato imbarazzo nell’immortalare un piatto o un vino.
Vabbè. Ecco qui – in carrellata – quello che Alessia ed io abbiamo mangiato a cena, lo scorso 10 agosto.
Non potevo non iniziare con questo piatto, inno al pesce azzurro che amo, ho amato e amerò per sempre: quattro variazioni sistemate ai quattro angoli del piatto rettangolare. Dall’angolo in basso a destra e proseguendo in senso antiorario, nell’ordine: alice fritta farcita, filettino di sugherello con purea di patata al limone, piccolo trancio di sgombro cotto sotto vuoto e subito messo in boccaccio insieme a olio extravergine e una foglia di lentisco (a parte, cipolla di Acquaviva presidio Slow Food) e per finire brunoise di palamita allo zenzero. Aaaahhhhh! Una vera delizia.
Passeggiata in barca: variazioni di azzurro |
Per una volta è andata peggio ad Alessia che spesso e volentieri trionfa nell’eterna sfida del chi sceglie il piatto migliore. Il suo è molto delicato e anche assai invitante per la presentazione; gli manca forse un po’ di personalità, una spinta in più in termini di intensità per sterzare e non appiattirsi sulla morbidezza e sulla tendenza dolce.
Gnocchi di seppia con la sua salsa e centrifugato di spinaci |
Delle successive due portate null’altro ricordo ormai se non che il mio era un trancio di dentice con patata e che quello di Alessia, invece, un timballo di triglia. Ma come diavolo fanno certi a scrivere i nomi esatti dei piatti?! Okkei, ripeto, le foto sono impresentabili ma questo passa il convento…
Trancio di dentice su salsa di peperoni e pinoli con patata cotta sotto cenere |
Timballo di triglia su purea di limoni |
Se ci fosse un sito internet sarebbe tutto più facile…
Il dolce lo abbiamo diviso in due e, soprattutto, non lo abbiamo scelto noi. Ci ha pensato Giò, che poi è anche il nome del piatto: un piccolo quadrotto di spugna alle mandorle su letto di cioccolata fondente e gelatina di negramaro con tanto di pallina di gelato al mustacciuolo, molto, molto fedele all’inconfondibile sapore del tipico dolce natalizio.
Il dolce: ci pensa Giò |
In abbinamento, l’aleatico passito dell’azienda Castel di Salve, consigliato con grande tatto (e competenza) in sostituzione del pur ottimo moscato di Trani che avevo scelto io. Suggerimento assolutamente ben accolto e accostamento felicemente riuscito: l’intensa aromaticità della preparazione avrebbe, infatti, surclassato il biondo e celebre passito pugliese.
Già che siamo in tema, la mancanza della “carta dei vini” rappresenta forse il limite più grosso di Bolina che quanto al resto ha dimostrato – naturalmente è la mia personale opinione – di essere all’altezza della fama di cui gode, cioè di uno dei pochi posti gurmé dove mangiare in Salento.
Prezzo complessivo? 87 euro tondi tondi, vini compresi. Dico il passito e il fiano minutolo “Rampone” 2009 dell’azienda I Pastini. Ma questa è un’altra storia e avremo modo di riparlarne…
Ristorante Bolina
Lungomare Colombo – Località Tricase Porto
Lungomare Colombo – Località Tricase Porto
tel. 0833.775102
chiuso mercoledì, mai in estate