Un banco d’assaggio come molti, troppi. Quattro-cinque banchetti e dietro altrettante figure umane che riconosci facilmente come appartenenti all’associazione ics. Questione di abbigliamento, direte. Non solo.
Ti avvicini timido e provi uno-due-tre bocce che già sai, di quelle delle zone da dove arrivi tu. Il resto del poco tempo che hai lo impieghi per gli assaggi random, quelli che oh, ma io questo non l’ho mai bevuto, che poi sono quelli che danno più soddisfazione. A volte, non sempre. 😉
Affondi il naso del bicchiere e te ne vai con la mente per un po’. Chi è, invece, davanti a te continua imperterrito con il suo fare spocchioso, il classico modo di fare di chi ti parla di un vino senza manco sapere cos’è e da dove arriva.
Cos’è? [chiedi]
Un passito. Il titolo volumico è di 12 gradi e mezzo.
[Dico, ma qualcosa di più utile?] Ah, vabbè. Vitigno?
Non lo so. Mi hanno detto che arriva dall’Umbria.
Ah, vabbè. [ancora]
Per la cronaca, un vino dolce assolutamente dimenticabile.
[Quello nella foto è il mio tastevin. Era in una scatolina rossa che mi diedero insieme al diploma: non l’avevo ancora aperta]
per fortuna i sommeliers non sono tutti spocchiosi…..peccato: ha incontrato quello sbagliato.
Ah ha aha Ale, quanto c’hai ragione. Quante ne ho viste di scene del genere.
Però dai, sai quanti avventori “fa barriques?” ho incrociato sulla mia strada?.
Il mondo è bello perché vario, talvolta un po’ imbambolato…
Purtroppo si fa poca selezione.
Bisognerebbe differenziare i corsi: un corso di base (primo livello)per chi vuole capire, da consumatore, il vino; un corso ben strutturato con un bel esamone finale per chi vuole entrare nel mondo del vino come operatore a vari livelli.
Si qualificherebbe molto la figura del Sommelier con enormi vantaggi per i produttori ed i consumatori.