«Sembra rosso ed è bianco; è ruvidità e grazia, asprezza e frutto, fiore e sale»: le parole con cui Angelo Peretti descrive il Greco di Tufo Tornante nel suo “Esercizi spirituali per bevitori di vino” raccontano bene anche il Greco di Tufo 1995 di Vadiaperti.
Nel panorama dei grandi bianchi italiani, almeno per quanto mi riguarda, il Greco di Tufo sta comodamente sul podio. E non è soltanto una questione affettiva legata alle origini di mio papà, nativo di uno degli 8 comuni ricompresi nella zona di produzione, e al fatto che il Greco di Tufo è stato “il mio vino della domenica“, che in quanto tale si beveva praticamente su tutto. Il che, per inciso, è valso anche a spiegarmi per bene ciò che avrei poi appreso durante i corsi da sommelier, e cioè che il Greco di Tufo – quante volte lo avrete sentito ripetere – è “il più rosso tra i bianchi” o “un rosso travestito di bianco“.
La cosa ha a che fare con le caratteristiche dell’uva greco e, in particolare, della buccia, che contiene molte catechine e tende a scaricare colore (avete presente la colorazione rossiccia dei mosti?). L’ossigeno è il nemico numero uno, e l’introduzione delle presse soffici, negli ultimi dieci/quindici anni, ha consentito un significativo innalzamento della qualità dei vini prodotti, che si portano dietro sempre una certa rugosità tannica.
Anche per questo non può passare inosservata la straordinaria integrità di colore e di sapore del Greco di Tufo 1995 che Raffaele Troisi ha generosamente stappato al termine di una splendida carrellata di assaggi nell’azienda di contrada Vadiaperti a Montefredane, a novembre scorso, in compagnia di Angelo Peretti. Lui che del Greco di Tufo Tornante* ha appunto scritto, e bene, nel suo libro “Esercizi spirituali per bevitori di vino” (Edizioni Ampelos).
Nel caso dei Greco di Tufo prodotti da Vadiaperti (prima) e Traerte (poi), le uve arrivano da Montefusco, una delle zone di maggiore vocazione, oltre che uno dei comuni più alti della denominazione. Ma greco ce n’è anche a Montefredane, alle spalle della cantina, a Montefredane: già da qualche anno ormai Raffaele vinifica separatamente i grappoli di quei pochi filari ricadenti appena fuori dell’areale di produzione della Docg (non a caso l’etichetta si chiama Fuori Limite).
Ma torniamo al Greco di Tufo 1995. Cos’altro dire se non che – al netto di un lieve appannamento con il trascorrere delle ore (parliamo pur sempre di un bianco che non si immaginava potesse arrivare sin qui) – il sorso era tonico, tenace, sapido e saporito. Insomma, come un volto solcato da qualche ruga, ma di vivida bellezza.
* dal 2005 con questo nome, ma sin dal 1993 commercializzato come Greco di Tufo Federico II.