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Dolce moscato di Pantelleria: i vini di Salvatore Ferrandes

Il racconto della puntatina di Alessio D’Alberto sull’isola siciliana famosa per i capperi e per il Passito.

Recentemente sono stato sull’isola di Pantelleria, qualche giorno di premio dopo una stagione estiva non facile. Bellissima. Ma forse la parola è magica. Un impatto fortissimo all’arrivo sceso dall’aereo ha scosso il mio equilibrio. Ero stato consigliato da un gran contadino nonchè vignaiolo quale Walter Massa di andare a conoscere Salvatore Ferrandes, produttore di passito e dei famosi capperi panteschi.

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La mia compagna di viaggio ed io abbiamo deciso di visitare l’isola con un mehari di non pochi anni. Dopo aver girato l’isola in lungo e in largo, affamati, verso le quattro del pomeriggio capitiamo a Tracino. Accolti da una gentilissima famiglia di ristoratori che accetta con gioia di rinfocillarci, veniamo a conoscenza che Salvatore, definito da Walter “grandissimo” produttore, abita a pochi centinaia di metri dalla piazza e da quelle vallate dove lo zibibbo si perde a vista d’occhio. Cerchiamo la casa ma lui non c’è così gli lasciamo un biglietto con il nostro numero. Era fine settembre ed è un periodo delicato per i contadini panteschi poichè l’uva sta appassendo sui graticci e il tempo è maligno (piove).

Due giorni dopo ci chiama la moglie e fissiamo un appuntamento. Non stavo più nella pelle. Sarà magico anche questo Salvatore? Si, lo è. Ma soprattutto “pulito”. E fa un passito che così non ne ho mai bevuti… Figlio di contadini, sentirlo parlare della sua vita rurale è un piacere anche se dalle sue parole si percepisce una malinconica tristezza per come l’isola si sia trasformata negli ultimi decenni diventando sempre più meta turistica e abbandonando l’agricoltura.

E’ difficile per me spiegare che rapporto ho con la mia terra», dice Salvatore, quasi a farci intendere che invece è per noi cittadini la difficoltà nel capire e spiega: «Cinquant’anni fa tutti qui erano contadini, pochi i pescatori, perchè il mare è difficile e spesso pericoloso. Sono cresciuto in un borgo dove tutti ci si conosce e ci si da una mano, anche solo scambiandosi idee sul come coltivare o costruire i terrazzamenti per proteggere le uve dal vento e le altre coltivazioni. Ora tutto questo sta scomparendo» e poi «la mia generazione, figlia del dopoguerra, non ha voluto continuare l’attività paterna ingolosita dalla necessità di bisogni indotti dalla nostra società: io sono uno dei pochi».

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Intanto sorseggiavo il suo Passito di Pantelleria doc 2006 (campione ancora di vasca): sublime, pulito, franco. Sembrava di bere un succo di frutta all’uva passa. Poesia per il palato. Mentre Salvatore parlava, sembrava di rivivere la vita dei borghi e dei campi, di quando le olive servivano anche per dare luce oltre che per condire la semplice insalata pantesca.

Che personaggio. Aveva ragione Walter. Un grandissimo produttore, con soli due ettari di vigneto e con la moglie Domenica che alleva i capperi. Ma torniamo al bicchiere (il terzo…): il colore è ambrato con sfumature d’oro intenso, lucente, brillante. Al naso ecco l’uva passa, i fichi secchi, il mare, la marmellata di albicocche e poi la beva: uva passa, su tutto, con la conferma delle sensazioni olfattive ad accompagnarla, intenso e persistente e con mineralità e acidità degne di un gran gran passito dell’isola.

I vigneti si trovano a Mueggen, una piccola zona particolarmente vocata sotto la Montagna Grande. Purtroppo a causa del grande lavoro non abbiamo potuto visitare nè le vigne nè l’antico dammuso in cui Salvatore vinifica. Un buon motivo – questo – per tornare…

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(1) Commento

  1. Stefano dice:

    Bell'articolo ti invoglia a provare questo passito m soprattutto a far visita al produttore x vedere qello che non hai visto….complienti Alessio…..

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