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Cascina Bandiera, chardonnay e pinot nero nei Colli Tortonesi

Una piccola azienda biodinamica nei Colli Tortonesi (Cascina Bandiera) e due vini da ascoltare e – se possibile – da riprovare ancora.

Succede che nel calice ho due vini, serviti alla cieca, un bianco e un rosso che non saprei davvero collocare sulla mia cartina enoica. Procedo per approssimazioni, ma la sorpresa è forte una volta scoperte le bottiglie.

Il primo è uno Chardonnay e arriva dal Piemonte. E dire che non mi sembrava così avventata l’ipotesi trebbiano suggerita da qualcuno in sala, magari avrei detto con un saldo di malvasia a rafforzare in me la convinzione (errata) di un bianco dell’Italia centro-meridionale. Il secondo l’avevo fatto Cerasuolo d’Abruzzo, e invece era un Pinot nero, sempre dalla regione sabauda. Cos ‘e pazz. Meglio il bianco che il rosso, entrambi di Cascina Bandiera, con un punto interrogativo sul secondo che ora vi dico.

Un bianco e un rosso di Cascina Bandiera

Il bianco è il Sansebastiano 2013. Trovo ci siano finezza e una rinfrancante sapidità al sorso; semmai la cosa per certi versi spiazzante, specie una volta svelata l’identità del viitigno, sta nel non avervi rinvenuto manco un filo di grassezza. Le sensazioni floreali e idrocarburiche si muovono, anzi, in un quadro di generale austerità e verticalità, cui vanno aggiunte doti di misura e compostezza. Per la cronaca, un bianco clamorosamente e perfettamente integro.

Il secondo – il Castelvero 2013 – è piuttosto respingente sin dalle prime battute. Colpa di una volatile particolarmente accesa, più che dei residui nel bicchiere (che avevo forse erroneamente contestualizzato, non pensando a un vino così datato). Certo gli si deve riconoscere un’invidiabile energia: la volatile sembra pure acquietarsi pian pianino (almeno in parte) e le pungenze lasciano via via più spazio alla dolcezza del frutto, però per me è no (cit). O forse no. Boh.

Al netto della perdurante difficoltà nel trovare informazioni sul rosso e, più in generale, sui vini di Cascina Bandiera, resta il piacere di aver assaggiato due vini ottenuti da uve internazionali, ma tutt’altro che omologati e caricaturali, figli di un territorio – quello dei Colli Tortonesi – che ho avuto il piacere di visitare più volte in passato e apprezzare per i suoi fenomenali bianchi da timorasso (tipo il Timorasso 1995 di Walter Massa), ma non solo*. Evviva!

* barbera e croatina sono la varietà protagoniste di rossi decisamente “underrated”.

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