Scegliere cosa bere (e mangiare) quando sono in giro è operazione, per quanto mi riguarda, assai poco dispendiosa in termini di energie mentali: mi basta scorrere velocemente la carta e fermarmi sulle proposte a kilometro zero per provare qualcosa di nuovo, rispettando la regola fondamentale dei miei viaggi (paese che vai, cibo e vino che trovi). 😉
Così pure l’altra sera a cena da Filippo*, un grazioso ristorante a Pietrasanta che si trova in una viuzza a pochi passi dal Duomo (ah, dimenticavo: attualmente, tra la piazza del Duomo e la Chiesa di Sant’Agostino, c’è una mostra su Fernando Botero).
A bocce ferme (cit) avrei scommesso fosse un bianco passato in legno; cioè, così (mi) sembrava per via di quella speziatura sul fondo utile anche a ravvivare il frutto pulito e solo a tratti insolito (piccoli frutti rossi?). Legno o non legno, il Toscana IGT Bianco 2009** di Montepepe era comunque un bel bicchiere: fresco e rinfrescante, agile e di buona beva, un falso magro – avrei detto – vista la struttura e (se non ricordo male) i 13 gradi e mezzo d’alcol.
Vermentino, secondo il cameriere al tavolo; vermentino e viognier (70-30, le percentuali), a sentire il ristoratore (lui, sì, c’ha preso). Quello che non c’aveva capito niente, invece, ero io: «fa legno, eh!?» 😉
Montepepe
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* Poi, magari, vi dico qualcosina in più. 😉
** Non chiedetemi numero di bottiglie e prezzo in cantina, era in carta a € 19.