Leggevo ieri l’estratto di un’indagine sulla brand awareness dei vini italiani realizzata da Wine Monitor* (che sarà presentata dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini al prossimo Vinitaly), condotta su un campione di circa mille persone chiamate a indicare il vitigno bianco a loro maggiormente noto tra i 12 autoctoni più popolari in Italia.
Ha vinto di un soffio il Verdicchio sul Vermentino (77% vs 76%), ma la falanghina si piazza al 5° posto con il 62% delle preferenze, dietro a Vernaccia (67%) e Tocai Friulano (66%), precedendo persino il più blasonato Fiano (46%). A seguire il Traminer (43%), l’emiliano Pignoletto (38%), il Pecorino (37%), l’Albana (27%), l’Inzolia (23%) e la Nosiola (14%).
Certo, si potrebbe eccepire che la ricerca non abbia preso in considerazione uve bianche autoctone (forse) più note e geograficamente localizzate, niente affatto secondarie, come il Greco, per restare in Campania, il Cortese, l’Erbaluce o il Timorasso dal Piemonte, oppure la Garganega dal Veneto, il friulano Picolit o il Pigato della Liguria, giusto per fare qualche nome.
Ma il dato, che conferma l’elevato indice di popolarità per l’uva bianca più coltivata nella Falanghina Republic e in regione**, è interessante e fa il paio con quello sul valore del brand Falanghina del Sannio, che nel 2015 aveva fatto registrare un significativo aumento rispetto alla quotazione dell’anno precedente, collocandosi -secondo un’analisi condotta da Winenews***– tra i primi 20 nello Stivale, primo brand campano e terzo del Sud (dietro a Marsala e Primitivo di Manduria, rispettivamente all’undicesimo e al diciottesimo posto della speciale classifica).
* è l’Osservatorio di Nomisma sul mercato del vino, nato e pensato per supportare le imprese e le istituzioni della filiera vitivinicola italiana nella comprensione delle dinamiche di mercato.
** con oltre 2.000 ettari di vigna censiti, di cui 2/3 in provincia di Benevento (fonte campaniastories.com).
*** sui dati della Camera di Commercio di Monza e Brianza, aggiornati ai primi del 2015, del progetto Eri (Economic Reputation Index).
[credits Wine Monitor e Istituto Marchigiano Tutela Vini]