Al banco della Cantina Sant’Andrea c’ero già stato per provare la versione “bollicinosa” del Moscato di Terracina; ma un’altra “capatina” l’ho fatta volentieri non tanto per assaggiare il “Capitolium” (la squisita versione passita che ho “passato” per fare spazio ad altre etichette a me sconosciute) quanto per degustare “Oppidum” 2008 (13%) Moscato di Terracina secco, lavorato in acciaio e ottenuto dai vigneti più vecchi dell’azienda (35-40 anni). Profumi di grande tipicità, una spolverata di zucchero a velo, qualche fogliolina di salvia e un mix di agrumi. Minerale e balsamico in bocca, bella persistenza. Lo porti a casa con non più di 7 euro.
Procedo dritto all’estremo opposto della sala e arrivo all’azienda Zarelli di Magomadas (OR). La Malvasia di Bosa è stata, per me, la vera sorpresa. Due le versioni, comincio dalla secca, “Licoro” 2007. L’ingresso al naso è tutto, dico tutto, agrumato; sensazioni di cedro candito che trovano spazio anche in bocca che chiude pulita, con una persistenza che vira sui toni erbacei. Due anni di invecchiamento sui lieviti, 12 euro per una boccia.

Sempre in enoteca mi butto sul “Pallagrello bianco” 2007 dei Viticoltori del Casavecchia (€5 franco cantina). Il pallagrello bianco è vitigno tanto buono quanto sconosciuto, purtroppo. Fermentazione in acciaio inox e breve macerazione sulle bucce, cosa un po’ insolita per i bianchi della Campania Felix. Poi altri 6 mesi di acciaio e 4 mesi di affinamento in bottiglia. Profumi intensi di frutta e fiori, un forte carattere minerale che ravviva continuamente il palato e un gusto ammandorlato arricchito da una buona dose di sapidità.
