Più di 1000 soci, oltre 1500 ettari vitati: sono questi alcuni dei numeri de La Guardiense, tra le più importanti realtà cooperative del Sannio (e, forse, d’Italia), la cui fondazione risale al 1960.
Va avanti, invece, dal 2007, con reciproca soddisfazione, la collaborazione con l’enologo Riccardo Cotarella (al quale è stata conferita, di recente, la cittadinanza onoraria di Guardia Sanframondi). Sotto la sua regia, in questi anni, sono arrivati importanti riconoscimenti: ultimo, in ordine di tempo, il 3 bicchieri alla Falanghina del Sannio “Senete” 2016 Janare**. Ma questo è un altro discorso.
Dico subito che 1) non sono mai stato in cantina (mea culpa!) 2) non è quasi mai scoccata la scintilla con i vini de La Guardiense. Dato che in famiglia c’è chi li apprezza, negli ultimi tempi ho assaggiato due rossi della linea Janare (geniale -se mi concedete la digressione- la scelta della forma dialettale di “streghe” con il riferimento alla leggenda per cui Benevento è conosciuta in tutto il mondo, o quasi) ed il risultato finale è stato di 1 a 1.
Se, infatti, l’Aglianico Sannio DOP Guardia Sanframondi “Lùcchero” 2014 m’è parso inappuntabile, sì, ma (forse) fin troppo didascalico e a tratti quasi ingessato, il Guardiolo Rosso Riserva 2013*** s’è fatto, al contrario, apprezzare per la schiettezza ed una maggiore espressività. Uvaggio in cui è protagonista il vitigno sangiovese (storicamente presente anche nelle campagne del Sannio), mentre l’aglianico (20%) è relegato a ruolo di comprimario, costa pure qualcosina in meno rispetto al cru e, comunque, intorno agli 8 euro.
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* tra le altre cose, Presidente di Assoenologi dal 2013.
** Janare è la linea top dell’azienda; poi, ci sono Fremondo e la linea classica (non ho ben capito se fanno parte di quest’ultima linea anche i “vini integralmente prodotti” selezionati da Eurospin).
*** mi viene qualche dubbio sull’etichetta: la DOP Sannio, con conseguente riconoscimento della sottozona “Guardiolo” o “Guardia Sanframondi”, è del 2011.