Il vigneto di vitovska è situato in località Prepotto, ad un’altitudine di circa 260-280 metri s.l.m. ed esposto a sud-est. Alta densità di impianto (tra gli 8000 e i 1000 ceppi per ettaro), sistema di allevamento prevalentemente a guyot, con 4-5 gemme al massimo per pianta ed una resa complessiva che non supera i 50 quintali per ettaro. Le uve – giunta a completa maturazione tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre – vengono raccolte manualmente e riposte con cura in piccole cassette; diraspatura soffice, fermentazione e macerazione sulle bucce in tini aperti con più follature giornaliere, a temperatura non controllata e con l’utilizzo di lieviti autoctoni, senza filtrazioni, stabilizzazioni e chiarificazioni di alcun tipo.
Perplessità dinanzi alle quali Benjamin Zidarich non si era mostrato affatto a disagio. Sicuro di avere in bottiglia un vino vero, mi aveva invitato ad abbandonarmi ancora e senza indugio ad un altro sorso.
E così facendo, mi ero lasciato avvolgere dalle eleganti note di pera, dalla predominante mineralità, dalla decisa sapidità e dalla piacevole freschezza: garanzie di grande bevibilità e scioltezza al palato. Un lungo finale metallico, con continui ritorni alla polvere di pietra del Carso, ancor più sorprendente se si pensa che le uve maturano per due anni in botti grandi di rovere di slavonia.
Eh sì, niente da dire: un gran bel vino! Lo azzarderò sul sushi, ma per una volta su quello take away: è già difficile trovarne una bottiglia in Italia, figurarsi nei pur numerosi ristoranti giapponesi di Milano…