Il Maschitano Rosato 2018 di Musto Carmelitano è un piccolo capolavoro.
Ritrovo nel calice il vino rosa di Elisabetta e Luigi Musto Carmelitano a distanza di alcuni mesi dal mio primo assaggio in azienda. Era giugno dello scorso anno, tempo di visite per Slow Wine, e il Maschitano Rosato 2018 era in bottiglia soltanto dalla settimana di Pasqua.
In un millesimo – conviene ricordarlo – decisamente complicato per una varietà come l’aglianico, è stato perciò fondamentale il lavoro in campagna, che la piccola azienda familiare di Maschito, “Chiocciola” anche nell’edizione 2020 di Slow Wine, ha da sempre impostato nel rispetto dell’ambiente e dei tempi della natura.
Nel caso del rosato, uno dei vini cosiddetti “di ingresso” della triade dei Maschitano, è stata vincente la scelta di anticipare la raccolta di una decina di giorni: «le abbondanti piogge previste avrebbero compromesso irrimediabilmente l’integrità delle uve, che qui a vigna Vernavà* – ricorda Elisabetta – maturano generalmente più tardi».
Il risultato oggi, dopo qualche mese di vetro in più, è un vino dalla tenue tonalità di rosso («senza processi di macerazione le uve passano direttamente al torchio-pressa per estrarre il fiore del mosto») che va fortissimo al palato, grazie ad un sorso intenso, ma non ruvido, fresco e dalla sapidità trascinante, che pulisce ma non scappa, e richiama continuamente alla beva.
C’è da correre invece, se non lo avete ancora fatto: solo 2700 bottiglie, a scaffale sui 10 europei o giù di lì.
* circa un ettaro di terra, dove è stato reimpiantato anche moscato, protagonista sia del Maschitano bianco (non prodotto nel 2018) sia del rifermentato Dhjete, prodotto per festeggiare le prime dieci vendemmie.