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La croatina che non ti aspetti è di casa nei Colli Tortonesi

Ricordo ancora la mia prima volta nei Colli Tortonesi: una giornata da sballo in compagnia del mio fido amico e neo-oste Alessio D’Alberto, iniziata da Elisa Semino a La Colombera, proseguita da Walter Massa e chiusa a Mongiardino Ligure in visita a Vallenostra per scoprire il Montébore (ne avevo parlato qui, ricordate!?). Ricordo, soprattutto, lo stupore nell’ascoltare le parole di Walter Massa quando ormai era giunto il momento dei saluti: «ascolta bene quello che ti dico, tra qualche anno si accorgeranno anche della croatina». Parole sante? Forse.

Qualcosa si muove, per carità, ma non mi pare che la croatina sia riuscita a scrollarsi di dosso l’etichetta di gregario che da troppo tempo le è stata appioppata. Eppure avrebbe tutte le carte in regola per diventare grande; e se non proprio grandissima, quantomeno per aspirare a qualcosa in più: resistente alla peronospora, all’oidio e sopravvissuta persino all’uragano fillossera, era storicamente utilizzata per dare grazia all’esuberante barbera e contenerne, quindi, la robustezza.

Nel tortonese (dove si è acclimata e adattata ai terreni prevalentemente calcareo-argillosi, scarsamente umidi e con buona esposizione al sole), è oggi vinificata in purezza da almeno una decina di produttori ma il disciplinare della DOC Colli Tortonesi ne consente anche l’uvaggio con altre uve a bacca nera autorizzate per la regione Piemonte fino a un massimo del 15%. In molti, hanno puntato sulla maturazione in legno, magari per lanciare una piccola provocazione (?).

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Contrariamente a quanto si possa pensare, poi, la croatina ha persino ottime potenzialità evolutive, come dimostrano gli straordinari assaggi della Pertichetta 2006 (attualmente in commercio), del millesimo 2000 e, soprattutto, dell’annata 1990 (da magnum), tutte di Walter Massa. Uno spettacolo, provare per credere.

Nei giorni successivi al Vinitaly, come vi avevo già detto in questo breve post, ho potuto assaggiare qualche altra croatina. Pur non essendomi fatto un’idea esaustiva, ho preferito i vini lavorati solo in acciaio perché meglio in grado, a mio modesto avviso, di esaltare certe caratteristiche di freschezza, succosità, rusticità e al tempo stesso bevibilità che ne fanno un ottimo compagno a tavola.

Ecco qui gli assaggi:

Fontanino 2008, Pomodolce
Colore rubino abbastanza intenso. A parte i profumi di frutta che dominano il bouquet, si intuiscono freschezza e sapidità che, però, in bocca non sono proprio quelle che uno si aspettava. Il sorso è meno vivo, manca di slancio e finisce per essere un po’ seduto, appesantito (forse) dal legno. Tannino presente e abbastanza levigato.

Montemirano 2008, Claudio Mariotto
Il rosso rubino è leggermente più cupo e, parallelamente, anche il naso: in primo piano ci sono le fragoline di bosco, una speziatura di mallo di noce e, sullo sfondo, una nota vegetale. Vinificazione in legno, probabilmente (18 mesi in legno, ho saputo direttamente dal produttore a Terroir Vino). Nel complesso è coerente e piacevole, il tannino è ben amalgamato.

Firangiuli 2008, Luigi Boveri
Solo acciaio (credo) per questa croatina dal colore più violaceo e dal naso dominato dai fiori. Fiori secchi, più che altro; il che parrebbe essere strano a guardare il colore, chiaramente indicativo di gioventù. Meglio in bocca: sorso fresco, coerente e succoso, con ritorni delle note floreali, un’aroma di mela cotogna e il tannino ammorbidito da una vivace freschezza.

Prosone 2007, Poggio Paolo Giuseppe
Questo cru di croatina ottenuto dal vigneto Prosone (termine dialettale che indica la striscia di terra posta perpendicolarmente alla collina) ha un colore rubino molto luminoso. Interessante anche il ventaglio dei profumi, giocato sui frutti rossi e sui toni erbacei. La beva è briosa e decisamente scorrevole benché il vino abbia una certa struttura, data anche dalla macerazione delle uve per 7/8 gg. Il tannino è ancora un po’ ruvido ma le prospettive sono assolutamente rosee. Solo acciaio. Da assaggiare, anche perché la si porta a casa con pochi eurini.

Arche’ 2007, La Colombera
I bei profumi di marasca e piccoli frutti rossi sono il preludio a un bouquet piuttosto composito, arricchito da una piacevole speziatura di fondo e da leggere sensazioni terrose. L’attacco in bocca è deciso, il sorso è ricco ma al tempo stesso agile, fresco e moderatamente tannico. Macerazione uve per circa 15 giorni; legno grande (12/14 mesi) e acciaio.

Guarda anche qui:

(8) Commenti

  1. epperò che postino che hai messo su ale, bravo. bellissimo percorso, profondo e interessantissimo. ma quanto bevi? 🙂

    1. Heilà, grassie 🙂

      Si gira, ragazzo. Si gira. E’ quello il bello, no!? 🙂

  2. Un post molto interessante su un’uva poco conosciuta, ammetto anch’io di aver assaggiato forse 2 bottiglie di croatina, ma spinto da queste tue note rimedierò quanto prima.
    Magnum 1990…beato te!

    1. Ciao, Vitt!

      Anche io non sto messo poi meglio quanto a numero di assaggi 🙂
      Si potrebbe fare un giretto in zona, a me sono piaciute molto le #croatina di Luigi Boveri e Paolo Poggio.

  3. […] in purezza. Ho bevuto un paio di volte un buon croatina dei Colli Tortonesi (su cui vedi questo bel post di Stralci di vite), ma di croatina del novarese non avevo ricordo. Certo, i vini del nord del Piemonte solitamente mi […]

  4. […] in purezza. Ho bevuto un paio di volte un buon croatina dei Colli Tortonesi (su cui vedi questo bel post di Stralci di vite), ma di croatina del novarese non avevo ricordo. Certo, i vini del nord del Piemonte solitamente mi […]

  5. […] un paio di volte una buona croatina dei Colli Tortonesi di Claudio Mariotto (su cui vedi questo bel post di Stralci di vite), ma di croatina del novarese non avevo ricordo. Certo, i vini del nord del Piemonte solitamente mi […]

  6. Salute a tutti,
    ai nostri generosi produttori, grandi e piccoli, che hanno saputo far esprimere al meglio la ns terra e la ns capacitò enologica.
    Tutti vogliono andare oggi in Cina, e per altro quasi tutti i ns vini di produzione “famigliare” sono imbattibili per qualità-prezzo.
    Però è necessario sensibilizzare le Camere di commercio, UIV, Federvini, e ICE, affinchè le poche forze finanziarie si concentrino in un progetto unitario… in Cina i ns vini non si vedono, bisogna fare eventi in costosi hotel 5* come fanno tutti i competitor, andare in fiere senza conoscere il mercato non serve a nulla, guadagnano solo gli organizzatori.
    Fatevi sentire, in Cina bisogna farsi vedere, e molto bene, tutti insieme… grazie

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