Le fiere del vino. Ma quante sono? Tante, tantissime, forse troppe? E non è mica questione limitata al microcosmo dei vini (cosiddetti) naturali (non so voi, io ho riso tantissimo quando ho visto l’improbabile? locandina del 1° Salone dei vini industriali e convenzionali. Geniale. Cercatela su facebook).
Il fatto è, parlo per me, che la formula ha un po’ stufato: tu di qua, il produttore di là dal banchetto. Oh, ma che lieviti usi? ed altre domande preconfezionate che aumentano le distanze, invece che accorciarle. Un copione sempre uguale, insopportabilmente noioso.
Impatto Rurale, numero zero, è (stata) l’eccezione che conferma la regola. Perché a parte questa convenzione del banchetto, dettata anche dalle nefaste previsioni meteo e dagli spazi risicati dell’Orto di Casa Betania, s’è trattato più che altro di una festa, un momento di incontro tra chi il vino lo fa e chi lo beve (ruoli non necessariamente distinti, eh!). Tante cose buone da mangiare e i vini di un manipolo di vignaioli (e birrai) dal Sannio e dalla Campania, dalla Puglia e dalla Calabria, addirittura dal non proprio vicinissimo Piemonte.
E certo, il bicchiere da osteria ha aiutato e fatto il suo nel prepararci all’incontro col vino, per dirla con Nicola Perullo, e con le persone. Il vino restituito al suo ruolo di medium, un pretesto per conoscere (e conoscersi) e intessere relazioni. Così il tempo è volato e nessuno s’è più accorto della pioggia, che cadeva ad intermittenza. Come si dice, fiera bagnata, fiera fortunata, no!?
E questo è l’augurio che faccio a Davide Picariello e Giovanna Serino della Bottiglieria e a Francesco De Marco, Evelin di Mella e Mauro Ruggiero, che hanno avuto l’ardire di pensare questa piccola grande cosa: lavorare ad un’altra giornata come questa – anzi, un po’ di sole in più, se possibile – 😉 in una città che, parlando di vino, a volte sembra quasi aver paura di andare oltre il rassicurante. E invece ce n’è proprio bisogno.