C’è di nuovo che ho finalmente letto Gravner. Coltivare il vino, il libro di Stefano Caffarri.
Ebbene, credo che le sessantotto pagine di brevi testi con fotografie in abbinamento* abbiano colto l’essenza dell’intimo rapporto tra la vite (pianta) e la vita dell’uomo Josko Gravner nello scorrere del tempo.
C’è un’idea di centralità del tempo che pervade tutto il libro, una “dimensione dell’attesa” in cui trova senso anche la morte**. Lasciare che il tempo passi significa riconoscerne il valore così come saper fare vino è capire, innanzitutto, qual è il momento giusto.
Alla presentazione “romana” del maggio scorso c’era anche Josko in persona, accompagnato dalla figlia Mateja. Nei calici, in anteprima, l’ultima annata di Ribolla 2007: radici, spezie, tannino, alcol, liquirizia, amarognolo.
* le fotografie sono di Alvise Barzanti.
** mi ha molto colpito questa frase di Josko: «sono nato per morire, non mi interessano le scorciatoie».