Di Torraccia del Piantavigna mai avevo sentito parlare. Solo cercando in rete, avevo scoperto che la Torraccia altro non è (era?) che la torre diroccata del Castello di Cavenago dove un certo Pierino Piantavigna – nonno materno di Alessandro Francoli (dal 1996 al timone dell’azienda) – possedeva alcuni vigneti.
E poco altro potrei dire sul Ghemme, in generale: se non che é vino prodotto tra il comune omonimo e quello di Romagnano Sesia, entrambi in provincia di Novara; e che si ottiene da uve nebbiolo (o meglio, spanna), vespolina e uva rara (o bonarda novarese).
Nel caso di questa boccia, l’uvaggio è tutto nebbiolo (90%) e un pizzico di vespolina (10%). Quel che c’è da sapere puoi trovarlo in etichetta: che il vino affina 3 anni di botte di rovere francese da 28 hl e 9 mesi in bottiglia, che le uve provengono dai 3 ettari di vigneto situati in località Puncion, che le rese si aggirano sui 55 quintali per ettaro, che la vendemmia s’è fatta nei primi 15 giorni di ottobre. Che il vino non è filtrato.
Naso elegante – oh, yes! – ma allo stato piuttosto ermetico. Sangue, molto sangue, poi frutta rossa e alloro. Impatto deciso al palato, dove l’alcol pare appena sopra le righe. Lungo, quello sì, c’ha una piacevolissima punta sapida che da’ sollievo alla beva, a conti fatti abbastanza agile.
Troppo presto per dire di più. 😉
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