Rimando a questo post – sul blog di Luciano Pignataro – per chi volesse sapere cosa s’è detto al convegno sul dosaggio zero svoltosi lunedì 23 gennaio scorso in Franciacorta, a Villa Crespia.
Leggetevi quest’altro post – su Appunti di Gola – se invece volete sapere qualcosa in più su quella bollicina (non dosata, of course) che tanto m’è piaciuta: il Cava Brut Nature Reserva de la familia 2008 di Juvé y Camps (cuvée di uve macabeo, xarel.lo, parellada e chardonnay).
Detto che mi trovo particolarmente d’accordo con il pensiero dello chef Vittorio Fusari («il “dosaggio zero” ben si presta come vino “a tutto pasto“») e che l’excursus del professor Attilio Scienza sullo Champagne meriterebbe senz’altro un post a parte (e, magari, posto ben più autorevole di questo), quel che mi preme fare adesso è lasciar traccia di un paio di cose simpatiche dette lì.
Per esempio, la battuta del simpaticissimo Michel Drappier, produttore di Champagne nell’Aube (regione meridionale della Champagne): «il formato perfetto per un tête-à-tête è sicuramente la “magnum”. Basta che lei non beva».
O anche la spiegazione della “magia delle bollicine” secondo il wine blogger spagnolo Jordi Melendo: «pensate che c’è qualcuno che mette il vino in bottiglia e lo lascia in cantina facendo passare mesi o forse anni. Da quelle bottiglie vengono fuori delle bollicine; il fatto di stapparle, poi, mette allegria ai presenti. Bé, allora questa è pura magia, no!?».