L’assaggio in sé – lo dico in tutta sincerità – non mi ha entusiasmato per tutta una serie di motivi. Non da ultimo perché le mie aspettative erano alte, avendo degustato anche il timorasso “fermo” dal quale – è stato lo stesso Paolo Carlo Ghislandi a dirlo nel presentare il #tstp, ovvero il Timorasso Spumante Tasting Panel – è nata l’idea di questo spumante.
Durante la lavorazione del Timorasso Brezza d’Estate, durante i ripetuti assaggi nelle varie fasi, è cresciuta in me la convinzione (o forse il dubbio) che una versione spumante sarebbe potuta essere interessante e così, come mio solito, mi sono lasciato ancora una volta tentare dalla voglia di sperimentare qualcosa di nuovo e, dopo due anni di lavoro, è nato Chiaror Sul Masso.
Se per alcuni aspetti tirar fuori bollicine da un vitigno come il timorasso è sfida assolutamente affascinante, dall’altro, personalmente, non ne sento il bisogno. Da consumatore, dico. E non perché io reputi inadatto a questo tipo di lavorazione il vitigno (ché anzi – così prosperoso per mineralità e acidità – le bollicine ci starebbero dentro alla grande, o almeno credo); piuttosto perché negli ultimi anni pare proprio esser scoppiata la moda di spumantizzare tutto e di più. Ciò nonostante – e questo è doveroso dirlo – la dinamicità del produttore è cosa a cui guardare decisamente con positività.
E va bene, andiamo al sodo. Ecco i dati tecnici forniti dal produttore.
Chiaror Sul Masso è un Vino Bianco Spumante Brut da uve Timorasso della vendemmia 2008 e sviluppa un tenore alcolico del 13% Vol.
L’uva è stata vendemmiata in due tempi, la prima parte a fine agosto, la seconda a fine settembre 2008
Entrambe le masse hanno subito estrazione a Freddo ( Prefermentativa ) per circa 48 ore in vasche di acciaio a temperatura controllata
La fermentazione è partita spontaneamente a bassa temperatura ed ha proseguito per circa 3 settimane lentamente.
Ho mantenuto la permanenza sulle fecce fini fino Aprile 2009 quando poi il vino si è chiarificato per sedimentazione.
La rifermentazione ha proceduto per circa un mese in autoclave secondo il metodo Martinotti lungo al termine del quale si è proceduto a microfiltrazione in acciaio alla fine di agosto 2010.
Chiaror Sul Masso è stato imbottigliato il 28.08.2010 e ne sono state prodotte 3780 Bottiglie.

Sulla retro-etichetta si legge
brut e, quindi, gli zuccheri residui sono inferiori ai 15 g/l. Direi che non siamo troppo distanti dal limite della categoria; cosa che, per mio gusto personale, nel preferire bolle di struttura e poco dosate, non mi è affatto piaciuta. Avrei giocato di più sulle durezze così da esaltare quelle che penso siano le caratteristiche del vitigno; tratti distintivi che, invece, sembrano quasi inespressi, un po’ come è assente in etichetta il nome del vitigno utilizzato (l’indicazione è facoltativa per i “vini spumante”).
La cosa che più mi ha lasciato perplesso, però, è l’aver letto sempre sulla retro-etichetta che la spumantizzazione è stata eseguita da un’azienda trevigiana. Perché affidarsi a chi produce prosecco con l’inevitabile “omologazione” del prodotto rispetto a quelli che sono gli usi della zona (vedi, ad esempio, un certo residuo zuccherino)? Perché scegliere la rifermentazione in autoclave e non il metodo champenoise?
Nel bicchiere, poi, non ho ritrovato le sensazioni che credo di aver colto nei
timuràs fin qui assaggiati; insomma, non ho rinvenuto la “tipicità” del vitigno. Ed è forse per questo che faticherei a identificarlo nel
mare magnum del “vino spumante” italiano sullo scaffale (non parlo degli “spumanti di qualità prodotti in regione determinata”). Insomma, un vino per certi versi “anonimo”, lontano parente dell’uva che amo e che mi ha stregato con la sua vena minerale e idrocarburica.
Ecco i link del produttore Cascina I Carpini e del blog Percorsi di Vino sulle cui pagine Andrea Petrini ha coordinato il tasting-panel.
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