A dispetto del nome “maschile” – u’ Barone, cioè il Barone – il naso ha una “femminile” eleganza che rivela una certa affinità caratteriale con Patrizia Iannella, agronoma e anima dell’azienda nonché Presidente dell’associazione dei produttori di aglianico del taburno.
Intessuto di note di frutta rossa e di spezie dolci, a tratti è un po’ piacione; ma sempre fine, comunque. A volergli fare un appunto, ecco, le note conferite dal legno mascherano un po’ la tipicità; colpa anche, a mio avviso, del rovere americano in cui matura il 30% della massa (per il quale confesso – in genere – di non nutrire grandissima considerazione).
U’Barone 2007, la riserva di aglianico del taburno di Torre a Oriente |
Di assolutamente positivo c’è che il sorso è coerente con il bouquet dei profumi, puntuale nella stessa impronta dolciastra che avvolge il naso; il tannino, nemmeno troppo pungente, è ravvivato dalla freschezza e da una buona sapidità.
Nonostante un’idea generale di discreto equilibrio (tenuto conto della giovane età), la sensazione è quella di un vino non ancora compiuto, in cui le classiche note vanigliate finiscono per sovrastare il tutto. Abbisogna, a maggior ragione, di tempo.