“Spigau Crociata” Vino da Tavola, Le Rocche del Gatto

By alexmarra83 / 17/06/2010

Come non amare questo pigato dorato e lucente. Soprattutto ora che ha già qualche annetto sulle spalle.

Il nome parla da solo: Spigau, cioè pigau (pigato in ligure) con la ‘s anteposta a mò di negazione; Crociata, suggestivo riferimento alla personale battaglia di Fausto De Andreis, vigneron in quel di Albenga, contro l’omogazione del pigato e il ritorno a una vinificazione di tradizione.

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E pure l’etichetta, che da qualche anno è cambiata, non più bianca ma nera e opaca. Vino da Tavola, come sempre (perciò non c’è l’indicazione dell’annata). Lo è da quando fu bocciato all’esame della DOC per via di una struttura e di una complessità ritenute eccessive, dono di una macerazione lenta e prolungata sulle bucce, che invece erano fortemente volute.

Nel mio caso, il lotto di produzione è 13/2004. Ben sei anni, dunque. Non pochi. Nemmeno troppi a pensarci bene, visto che avrebbe ancora parecchio da dire. Un primo naso tagliente, tutto mineralità, odori resinosi e gommosi. Una mineralità “marina”, sempre accesa, anche quando dal fondale cominciano ad emergere i profumi di pesca matura e di erbe aromatiche.

Un sorso teso, con la salinità sempre in primo piano e gli stessi ricordi di resina e miele amaro, lenti a scomparire nel bicchiere ormai vuoto e nella bocca già pronta a un nuovo assaggio. Palpitante, un vino che ti prende e ti porta via. Che puoi prendere, con pochi euro, e portare via. Come ho fatto io.

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Alessandro Marra

Chi Sono

Sannita di nascita – da mamma lumbàrd e papà irpino – ma tifoso dell’Avellino.

Da diverso tempo esiliato per studio (una triennale in Scienze Politiche e una magistrale in Giurisprudenza) e per lavoro (prima a Milano, ora a Roma).

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