Partirei dai numeri, se mi è concesso, dicendo che quella appena conclusasi era la tredicesima edizione di Falanghina Felix* e che la scelta di “traslocare” da Sant’Agata dei Goti a Benevento è stata “vincente”, come dimostra la forte affluenza registrata nella due giorni (600 visitatori nella serata di sabato, oltre 800 domenica). Ha inciso in modo positivo – ma è solo un mio pensiero – la scelta “strategica” di Palazzo Paolo V, nel cuore della città: il portone aperto e il fermento visibile dall’esterno hanno probabilmente acceso la curiosità pure nelle persone “a passeggio” lungo il corso Garibaldi.
C’è poi da rilevare il crescente interesse per i vini del Sannio, sia fuori che dentro la Provincia (lo dicono anche i numerosi riconoscimenti ottenuti dalle aziende sannite in ambito nazionale ed internazionale); merito (soprattutto) degli sforzi costanti del Consorzio di tutela, cui sembrano affiancarsi – in maniera sempre più costruttiva e propositiva – gli Enti locali.
Così mi ha fatto molto piacere tornare a parlare di falanghina, l’altro ieri sera, nel corso dell’ultimo dei seminari organizzati, felicemente strutturati in modo da privilegiare l’approccio emozionale più che quello tecnico della degustazione, con i relatori nelle vesti di narratori di storie, persone, vigne e vini incontrati qua e là.
Quelle che seguono sono alcune brevi note sui vini presentati rispettivamente da Antonio Follo, Marina Alaimo, Alessio Masone e Luciano Pignataro; nel mezzo, il vino che ho scelto di raccontare io.
Falanghina del Sannio DOC “V” Vino Spumante di Qualità Brut, Vinicola del Titerno: mai incrociato prima. Al naso ci sono eleganza e una certa aromaticità; il sorso è gradevole ed ha discreta persistenza.
Falanghina Campi Flegrei DOC 2013, Agnanum: la messa a fuoco al naso è molto slow ma l’attesa è ampiamente ripagata perché questo è un vino di grande espressività che si schiarisce e si fa via via più complesso nel bicchiere. Grande coerenza naso/bocca e un sorso che si caratterizza per mineralità, leggi sapidità, ed ottima persistenza gustativa.
Falanghina del Sannio DOC “Alexia” 2013, Fattoria Ciabrelli: dovrò trovare il tempo di parlarne perché questo è il prototipo della falanghina che mi piace: tipica, molto rispondente tra olfatto e gusto, è al tempo stesso rustica ed elegante. Antonio Ciabrelli giura che la spigolosità è uno dei tratti distintivi anche del carattere della figlia Alessia, cui è dedicato il vino.
Falanghina Sant’Agata dei Goti DOC 2013, Mustilli: abbastanza indecifrabile sugli inizi, acquista maggiore definizione – poi – al naso ma stavolta, sinceramente, non convince. Meglio in bocca, dove il vino va giù con buon ritmo e scorrevolezza.
Falanghina del Sannio DOC 2013, Fattoria La Rivolta: un vino assolutamente preciso ed elegante, quasi didattico nella sua puntualità; coerente, dura a lungo e chiude con una gradevole nota amarognola. Ma non è il mio vino.
* Rassegna regionale dei vini da uve falanghina della Campania.