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Ai tempi della crisi e dell’estate che tarda ad arrivare: qualche aglianico a buon mercato

Depressione, decrescita, compressione dei consumi: in pratica, le parole più dette e ri-dette dal 15 settembre 2008 ad oggi. A dispetto delle (fin troppo?) rosee previsioni iniziali, la crisi si sente ancora oggi, a quasi 3 anni dal fallimento di Lehmann Brothers, con gli economisti e i politici di ogni credo e colore che si affannano a raccomandare prudenza. Prudenza, sì. Ancora??

Detto che l’economia non è cosa mia (cit) e che non sono nemmeno nelle condizioni di offrirvi dati statistici più o meno oggettivi, posso dire che il pessimismo che con la crisi si è generato – secondo alcuni, più come effetto psicologico – ha influito, e non poco, sul crollo dei consumi. Anche nel mondo del vino, dove – però – il discorso è anche più ampio e si contano numerose altre concause: l’inasprimento delle pene per la guida in stato di ebbrezza alcolica, per dire (e permettemi di sorvolare sulle più o meno legittime crociate e/o campagne di sensibilizzazione condotte).

Il dato più o meno fisso, direi, è che la scelta del vino da portare a tavola, a prescindere dalle congiunture economiche, sia spesso e volentieri effettuata in base a una regola empirica di provata affidabilità: il rapporto qualità/prezzo. Di qui, la scelta di vini quotidiani, dei vinini – per usare il termine coniato dal giornalista Angelo Peretti – nella migliore accezione del termine: vini che reclamano e meritano attenzione nella loro immediatezza e che ci si porta a casa con pochi spiccioli.

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E allora, visti i chiari di luna e pre-gustando le temperature poco estive che si preannunciano per i prossimi giorni, eccovi qui un paio di proposte a buon mercato. Tre aglianico che piange quasi il cuore a sentire chi ancora li chiama “prodotti base”, da spendere comodamente con quello che volete. Magari un piatto di salumi (la salsiccia rossa di Castelpoto, ad esempio, tanto per restare in zona ché i 3 aglianico che vi propongo sono tutti e tre sanniti).

Partendo da Torrecuso, una delle zone più vocate dell’intero comprensorio del Taburno, ecco Fontanavecchia. Libero Rillo ha preso le redini dell’azienda fondata dal papà Orazio (che tuttora lavora in vigna e in cantina). L’Aglianico del Taburno 2007 è vino di gran carattere e dalla spiccata territorialità, che pur avendo ancora tanta strada da fare si concede già adesso con discreta facilità di beva. Merito (anche) dell’acidità vibrante che diluisce la vigorosa trama tannica. Esce a 6,50 europei (cit) in cantina.

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Proseguendo lungo la SS372 Telesina in direzione di Caianello, si arriva a Guardia Sanframondi, borgo dove si svolgono i riti settennali di penitenza in onore della Vergine Assunta. Corte Normannal’azienda di Alfredo Falluto, si trova in contrada Sapenzie; l’Aglianico 2007 è un rosso ben definito e di ottima pulizia, con profumi che vanno dalle prugne alle spezie. Acidità e sapidità lavorano dietro le quinte, arginando la decisa nota alcolica e l’irruenza di gioventù del tannino. Lo porti via con 7 eurini.

Appena cinquanta metri più in giù c’è un’altra interessante realtà, Aia dei Colombi. L’azienda dei fratelli Marcellino e Gaetano Pascale produce questo Aglianico 2008 che fa circa venti giorni di macerazione e un breve passaggio in barrique (3-4 mesi) prima dell’affinamento (18 mesi in acciaio e 6 mesi di bottiglia). Naso ruspante assai tipico e rigoroso, quasi un senso di piccantezza in bocca a donare ulteriore complessità. Sorso agile con freschezza e sapidità in abbondanza a dare sollievo al palato. 7 euro.

Menzione speciale per i due aglianico di Aia dei Colombi e Corte Normanna, entrambi acquistabili direttamente sullo shop on line (qui e qui).

Tre bocce da bere in qualsiasi momento. Tempi di crisi compresi.

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