Quello sulle chiusure alternative, in contrapposizione al più “classico” tappo di sughero, è un discorso che divide non soltanto i produttori di vino, ma anche i consumatori e la critica.
I detrattori dei tappi sintetici, a vite o Stelvin, a corona – tanto per indicare le chiusure alternative più comuni* – adducono innanzitutto motivazioni di tipo “sentimentale” (il sughero è il sughero, eh!), ma il discorso è molto più ampio. Quelli a favore, invece, lamentano l’inaccettabile incidenza statistica del TCA** e assicurano che la “piaga” del difetto di tappo possa essere risolta definitivamente con le chiusure -diciamo- innovative. Né vi sono tentennamenti in tema di invecchiamento (argomento intorno al quale erano ancorate le maggiori perplessità), essendovi ormai numerosi studi (più o meno) scientifici, che dimostrano l’assoluta capacità di preservare l’integrità del vino (ricordate l’esperimento di tenuta condotto dall’Australian Wine Research Institute riportato da Intravino?).
Ho timidamente provato, qualche mese fa, a fare una ricerca sull’utilizzo delle chiusure alternative da parte delle aziende vinicole del Sannio beneventano, tenendo presente che non sono ammesse altre chiusure diverse dal tappo di sughero naturale per l’Aglianico del Taburno DOCG e che il disciplinare della Falangina del Sannio DOC ammette l’uso del tappo a vite soltanto per bottiglie di contenuto inferiore e/o uguale a 1,5 litri.
Gli unici dati ufficiali che sono riuscito ad avere, per il tramite del Sannio Consorzio Tutela vini (che ringrazio), sono quelli che seguono.
Mustilli ha imbottigliato circa 5 mila bottiglie di Falanghina del Sannio DOC Sant’Agata dei Goti 2015 e altrettante bottiglie per il Greco Sannio DOC Sant’Agata dei Goti 2015. La Cantina del Taburno ha imbottigliato circa 60 mila bottiglie della Falanghina del Sannio DOC Taburno 2015; La Guardiense, invece, 5800 bottiglie della Falanghina del Sannio DOC “Calvese” (senza solfiti) 2013. Non escludo che vi siano altre aziende che già utilizzano le chiusure alternative, ecco vi farò sapere.
A questo pensavo qualche giorno fa, mentre leggevo sul Gambero Rosso che l’Amorim ha presentato NDTech, il “naso elettronico” che scova il tappo difettoso, un’innovazione tecnologica che renderà possibile “effettuare uno screening ad alta precisione dei singoli tappi di sughero, in modo da eliminare quelli difettosi, prima che entrino nella catena produttiva“, abbattendo significativamente il tempo necessario per l’esecuzione dell’esame gascromatografico, prima inutilizzabile sulle linee di produzione, ed evitando che i tappi difettosi vengano utilizzati dalle aziende vinicole.
E voi? Che ne pensate delle chiusure alternative?
[credits Gambero Rosso]
* per dire, il Riesling Muenchberg Grand Cru di Julien Meyer ha un tappo di vetro, che mi dicono essere usato anche da qualche produttore italiano.
** il temuto Tricloroanisolo, responsabile del sentore di tappo nel vino.