Il primo ringraziamento va, dunque, a Paolo Carlo di Cascina I Carpini: non fosse stato per lui questa bottiglia non sarebbe qui, su queste paginette. Il secondo a Dan Lerner: la foto è opera sua.
Dicevo, la foto. Non l’ho scattata io e perciò non badate al numero della bottiglia, che nel mio caso era la 6360 delle 16800 complessive. Fissate piuttosto con attenzione il colore di questo grignolino d’asti ché quello – vi assicuro – era esattamente come lo vedete. Il colore… la prima cosa che si guarda in un vino, il primo step della pallosissima scheda degustativa, un po’ il biglietto da visita di una bottiglia (a volte, non sempre). Bello, bello assai. Trasparente e lucente, d’un rosso che ha più o meno le stesse tonalità di quello utilizzato in etichetta.
Okkei, costicchia: nove euro oltre l’iva se lo acquisti in cantina. E scotticchia, pure. Primo motivo per cui è bene togliersi dalla testa che questo sia un vino “comparsa”. I tredici gradi sono roba che si fa fatica a credere ancora al falso mito del grignolino leggerino. Macché. La ragione me la spiega proprio Mauro (Luigi è il papà): «le stagioni non sono più quelle di una volta». Va bene, di questa frase se n’è abusato, ma siete ancora convinti che sia soltanto un luogo comune? Lì a Mombercelli, riva sinistra del Tanaro, negli ultimi anni c’è stato un innalzamento delle temperature di uno o due gradi in media, con conseguente anticipo nei tempi della vendemmia.
Intanto, già solo perchè finisce in -ino e non in -aia mi sta simpatico. E poi ha tutto quel che occorre perchè possa stare bene a tavola, con me preferibilmente. Un naso elegantissimo che si esprime con note di rosa e geranio, di arancia rossa appena appena e pepe rosa. E poi in bocca è secco, come piace a me, col tannino presente ma mai invadente, levigato. Più fresco che sapido, in realtà: ha fatto la malolattica in botti di legno scariche, ultrascariche. In più, quattro mesi in vasca d’acciaio e due in bottiglia prima di finire sullo scaffale. Entra in punta di piedi ma poi ti colpisce dritto al cuore con le sue doti migliori: la semplicità, la naturalezza e la franchezza. Da viti vecchie di 25 anni.