Potessi tornare indietro, agli anni del Liceo, non avrei dubbi e opterei per il bilinguismo. Ché ai miei tempi (cavolo, 🙂 sono già passati dieci anni?), potendo scegliere quali e quante lingue studiare, io decisi stupidamente per il solo l’inglese.
A distanza di qualche anno posso dire che mi è andata bene, anzi benissimo, perché il prof – oltre ad essere molto preparato (e anche per questo molto stimato) – riuscì, come pochi, a farmi appassionare alla materia. Certo, gliene dissi di tutti i colori (cit), ma quello è un altro discorso. 😉 Come quando vietò l’uso del vocabolario durante i compiti in classe, costringendomi – di fatto – a studiare tutto il possibile: verbi regolari e irregolari, nomi e aggettivi, superlativi, false friends*.
I false friends, appunto. Quando ai corsi AIS mi dissero dell’esistenza di un vino che si chiamava Lacrima di Morro d’Alba mi vennero subito in mente. Che palle – dissi tra me e me – un altro rosso piemontese… 🙂 Ché uno sente Alba e pensa subito a un posto tutto baroli, barbareschi e tartufi (pure) quando, invece, Morro d’Alba è un comune della provincia di Ancona. Marche, dunque.
Il vitigno lacrima** ha una buccia così ricca di sostanze coloranti che la vinificazione delle uve (separate dal raspo) contempla solo una breve macerazione. Appena due giorni, per questa etichetta millesimo 2009*** di Stefano Mancinelli che vinifica in solo acciaio le uve coltivate nel podere Santa Maria del Fiore (52 ettari di proprietà in tutto, a circa 10 km dal mare).
Un rosso dal colore rubino a cui io non chiederei chissà quale invecchiamento ma che ha comunque una certa complessità. Tutto frutta rossa e fiori selvatici, al naso: la ciliegia, la viola e la rosa. Sorso agile e succoso, con i toni fruttati che rimangono sullo sfondo e il pepe a dare ulteriore brio al finale lungo e di bella soddisfazione.
Un vino schietto e conviviale da bere allegramente in compagnia di buoni amici. Astenersi false friends, grazie. 🙂
* I false friends sono parole inglesi che assomigliano molto all’italiano, ma che hanno un significato completamente diverso.
** Il nome deriverebbe dal fatto che a piena maturazione la spessa buccia dell’acino tende a rompersi, lasciando gocciolare il mosto quasi fosse – appunto – un pianto.
*** L’annata ha avuto più d’una stranezza: precipitazioni abbastanza frequenti e continue nel periodo primaverile e nella prima parte dell’estate, fino alla prima decade di luglio; siccità continua sino alla metà di settembre, quando ha ripreso a piovere. La scommessa – lo spiega bene la controetichetta di questa boccia – è stata di aspettare che i grappoli si asciugassero dopo le ultime piogge (così da portare in cantina uve non ricche di umidità).
Mi dispiace deludervi, ma io ho ordinato il vino e mi è arrivato con regolare D.D.T. dell’Azienda Vinicola Michele Mastroberardino S.p.A. (chiaramente a me intestato)
Hai forse sbagliato post(o) 🙂
Qui si parla di Lacrima di Morro d’Alba…
Ciao Ale e prima di tutto tanti auguri!
Amo la Lacrima di Morro d’Alba, vino da bere tutto l’anno, anche d’estate, con qualche grado in meno, non avendo quasi tannino…
Mancinelli che ne è un capostipite ne fa anche una versione “amaronizzata” che si chiama Terre dei Goti, e che se non conosci ti consiglio di assaggiare…
Infine Morro d’Alba è un paesino molto bello anche da visitare…
Un abbraccio, Fabrizio
Caro Fabrizio, buon anno anche a te!
Grazie della dritta, un giretto in primavera potrebbe anche scapparci! 😉
Oltretutto il suggerimento del Terre dei goti mi arriva da più persone, quindi l’assaggio “s’ha da fare” 🙂
A presto.
Proprio in primavera pensavamo con Eugenio e forse Carla, un giro di approfondimento “nel Verdicchio”, quindi chissà che non si possa organizzare qualcosa insieme, visto che la zona è più o meno la stessa, no? Parliamone…
Certo che sì! 😉