Krai è la Falanghina del Sannio di Meoli.
Ho la capacità – si fa per dire, eh! – 😉 di presentarmi a casa delle persone il giorno del loro compleanno, ma l’ultima volta* ho fatto anche peggio. Tu guarda se doveva venirmi in mente di bere la Falanghina Krai proprio il 26 agosto, ovvero il giorno dell’onomastico di Alessandro Meoli (oltre che il mio).
A parziale discolpa, dico che ero in zona per il focus sulla Barbera del Sannio e Dugenta era davvero troppo vicina per non pensare di allungarmici. Dopotutto me l’ero ripromesso dall’inaugurazione di Lievito Madre al Duomo di Milano**. Poi, l’idea mi era rimbalzata in testa dopo una pizzata a Lievito Madre al mare.
Alessandro Meoli ha le mani nella terra sin da quando i genitori e i suoceri acquistarono il podere con i risparmi di una vita di lavoro in Svizzera. La coltivazione della vite, però, è cosa relativamente recente*** e gli ettari dedicati sono oggi 7, tutti intorno all’azienda, meno uno a San Salvatore Telesino. Cinzia affianca il marito, curando la comunicazione e la parte commerciale – «non fanno proprio per me», ammette Alessandro – ma anche i due figli più grandi vanno via via assumendosi sempre maggiori responsabilità.
Falanghina Krai
In attesa di riprovare l’Aglianico Krè – forma interrogativa dialettale di “cosa c’è?” – che Cinzia e Alessandro mi hanno regalato, vorrei darvi conto della Falanghina Krai – “traduzione” dell’italiano domani e beneaugurante presagio di invecchiamento per il vino – che ho assaggiato in due annate, davvero assai diverse tra loro.
La 2015, che sarà nel frattempo andata in bottiglia, m’è parsa più scarna e un po’ più affilata, sempre molto coerente tra naso e bocca, assolutamente tipica. Figlia di un millesimo in cui la vendemmia ha fatto registrare un anticipo di qualche giorno (intorno alla seconda decade di settembre), dovrebbe aver ritrovato la fascetta della DOC Falanghina del Sannio, a cui da qualche anno s’era deciso di rinunciare.
Più matura (già a partire dal colore, che si fa dorato) la 2014. Il sorso è più largo e spesso, con una maggiore masticabilità e (forse) anche una maggiore profondità gustativa.
Circa 6 mila bottiglie (delle 20 mila complessive), ad un prezzo di circa 6 europei per il privato che acquista in cantina.
* la prima è stata qualche anno fa, quando piombai a casa di Flavio Roddolo a Monforte d’Alba.
** quando assaggiai bianco e rosso di Casa Sorbillo, ovvero falanghina e piedirosso di Alessandro Meoli.
*** la prima etichetta risale al 2004. Prima, in azienda si producevano ortaggi.