Sono tornato a Summonte per vedere la nuova cantina di Ciro Picariello. Nel fondo in contrada Campo di Maio sorgono oggi un nuovo vigneto di fiano e, appunto, uno spazio più ampio e funzionale per la vinificazione (ma non solo).
Passato, presente, futuro: tutto ruota intorno alla famiglia. E così dopo l’ingresso in azienda della giovane Emma, è arrivato il tempo di Bruno. Laureato in enologia, il secondogenito di Rita Guerriero e Ciro Picariello, segue col papà i lavori in vigna e si dedica ad alcune sperimentazioni, a partire dai rossi. Ecco dunque spiegato il perché di una piccola barricaia dove affinano i rossi da aglianico (il Taurasi 2019 sarà la prima annata in commercio) che affiancheranno la storica etichetta Zi’ Filicella.
Le novità sul Fiano di Avellino
Sul fronte Fiano di Avellino, segnali decisamente positivi provengono dalle prime prove di affinamento in legno a cui sta lavorando Bruno. Il 2020, con soli 6 mesi di passaggio (che tutto fanno – direi – fuorché appesantire, né offuscare il pregevole ricamo floreale) è molto interessante. Il 2021, invece, a fronte di un periodo sensibilmente inferiore di affinamento in rovere, sembra offrire un sorso “naturalmente” più largo e denso, come ci si aspetterebbe dal millesimo di cui è figlio.
Certo, il dubbio che il legno possa pure non servire più di tanto si insinua prepotentemente dopo l’assaggio dei 2020. Del Fiano di Avellino per così dire “base”, confermatissimo nello schema con uguale ripartizione tra le uve di Montefredane e quelle di Summonte, già abbiamo parlato – e bene – in Slow Wine 2022. Avremo modo di raccontare presto anche il Ciro 906, tutto made in Summonte (nella foto di aprile 2017), che ha tutta l’aria di essere un gioiello di sapore, definizione e progressione gustativa.
Ciò nonostante, dicevo, sono tra quelli a cui il legno non disturberebbe affatto per il Fiano di Avellino. Passa forse pure da qui l’affermazione di questo nostro grande bianco irpino sui mercati internazionali? A quanto pare ci scommetteranno con sempre maggiore convinzione le nuove generazioni di vignaioli irpini che si apprestano a completare il passaggio generazionale: ragazzi, nei prossimi anni ci sarà da divertirsi! 😉
Nuova sala degustazione e foresteria
Ritornando alla nuova cantina, concludo dicendo che Rita, Ciro, Emma e Bruno hanno pensato proprio a tutto. Sono ormai quasi ultimate sia la sala degustazione con cucina annessa e doppia vetrata in affaccio sulla zona di lavorazione delle uve e sulle vigne, sia le 4 camere ad uso foresteria.
C’è poi una zona dove sono stoccate tutte le vecchie annate: mentre ero a bocca spalancata, Rita ha preso una bottiglia del mitologico Fiano di Avellino 2004, la prima annata della Picariello story, e me l’ha regalata. A distanza di qualche settimana mi prudono ancora le mani, ma non l’ho aperta. Proverò a resistere fino a Pasqua, vediamo!