Amo ricevere libri in regalo, mi fa pensare a quando mia zia mi comprava tutti i finalisti del Premio Strega perché io li leggessi durante l’estate, in aggiunta agli odiosi libri imposti dalla prof di Lettere. Che poi – ma questo è un altro discorso – ho cominciato a leggerli solo ora che lei, zia Carolina, non c’è più. 🙁
Taglio corto, meglio. Per il mio compleanno (ah, ci credete che non ho bevuto nemmeno un goccio di vino l’11 luglio!?) 🙂 le mie due amiche dell’uni, Marina e Danila, mi hanno donato questo giallo di Arnaldur Indriðason, scrittore islandese e autore di numerosi romanzi polizieschi (grazie, Wikipedia) 😉
Il genere, devo dire, mi è già congeniale di suo e il libro si fa pure leggere bene. Cosa mai c’entrerà sto’ romanzo col vino?! Ve lo spiego subito. A un certo punto, il protagonista – il detective Sigurður Óli – va a cena in un ristorante italiano del centro (di Reykjavík) con la quasi ex BergÞóra; ordina un vino italiano (che svelerà poi essere “un rosso toscano morbido e rotondo“, bah) e toh!, leggete cosa succede.
Il cameriere, un uomo cordiale di mezza età, li interruppe avvicinandosi al tavolo con una bottiglia di vino rosso che mostrò a Sigurður Óli. Poi gliene versò un po’ nel bicchiere.
«Ha già stappato la bottiglia?» disse Sigurður Óli, squadrandolo da capo a piedi.
Il cameriere non capì la domanda.
«Deve stappare la bottiglia davanti a me» disse Sigurður Óli. «Come faccio a sapere che cosa ha fatto di là con questa bottiglia, o quando l’ha aperta?»
Cose già viste e riviste, no!? 🙂