Mi piacerebbe molto capirci qualcosa in più, ma penso innanzitutto che dovrei andarci in Champagne una buona volta. Che dite, facciamo prima dei 40? Non manca poi molto, eh! 😉
Di Champagne ce n’è per tutti, per tutte le tasche e per tutti i gusti. E per fortuna, aggiungo io. Mi piace, come sempre, percorrere strade (almeno per adesso) secondarie, un po’ com’è stato con il sorprendente Champagne La Parcelle di Chevreux-Bournazel, ed è così che mi sono imbattuto nei due Champagne di questo giovane produttore.
Leggo che Aurélien Clément ha iniziato ufficialmente la sua avventura con i vini del millesimo 2017, dopo gli studi enologici ad Avize. Quarta generazione di récoltant-manipulant, nel 2013 è subentrato al papa Sérge e conduce oggi circa 6 ettari e mezzo tra Congy e Coizard-Joches, a sud di Epernay, tra la Cote des Blancs e la Cote de Sezanne.
Due etichette assai diverse tra loro, che direi però essere accomunate da naturalezza espressiva e spiccata vocazione gastronomica.
Più “classico” e (forse) facilmente approcciabile, magari pure per il dosaggio (5 grammi per litro), lo Champagne Myosotis Champêtre, dal nome del fiore abbondantemente presente in tutti i vigneti dell’azienda. Tra le uve dell’annata 2017 prevale il pinot meunier (35%), seguito da pinot noir (25%) e chardonnay (14%); ci sono poi i cosiddetti vins de Réserve dei millesimi 2013, 2014, 2015 e 2016.
Les Ombelles, invece, è un blanc de noirs (100% pinot meunier) dai possedimenti di Coizard-Joches. Anche per questa etichetta sono 36 i mesi sui lieviti, ma tra le due è stata decisamente quella che ho preferito. Sarà che c’è un’idea di rotondità e di pienezza, pur senza alcun dosaggio di zuccheri. Il fatto è che poi, al palato, si scopre uno Champagne essenziale, con una beva gustosa e ritmata.