Persone che di cognome fanno Abbona, in Langa (e a Dogliani, soprattutto), ce ne saranno mille e uno. C’è Anna Maria, per dire. E c’è Marziano che a dispetto del nome e della stazza – la battuta è pessima ma spero che lui me la perdonerà lo stesso – è persona di questo mondo.
Marziano fu Celso, ad essere precisi. E proprio al papà è intitolata questa riserva, millesimo 2007, ottenuta da vigne dell’età media di 35-40 anni, con rese per ettaro piuttosto basse e da terreni prevalentemente argillosi come lo sono quelli della zona di San Luigi, dove si trova l’azienda.
L’avevo assaggiata a #Dogliani 2.0 e l’ho ritrovata appena un paio di settimane fa da Annetta, un bel ristorante a Capolago, sul lago di Varese. Una proposta al calice. Cioè, era in carta ma me l’hanno aperto apposta e ben volentieri.
A bocce ferme (cit), mi sono messo a ri-pensare alle sensazioni del primo incontro. Di aiuto mi è stata la vecchia moleskine rossa, ormai passata a miglior vita, dove avevo sottolineato la “lieve pungenza dell’alcol” e un apprezzabile “cambiamento in meglio nel bicchiere” (lo so, quando bevo faccio fatica a scrivere in italiano…).
I 3-4 mesi in più in bottiglia hanno giovato. Nel calice, il frutto ha trovato una bella maturità, rimanendo assolutamente integro e croccante. Al naso, la decisa componente alcolica risulta meglio integrata e anche il tannino, pur marcato, non va mai troppo sopra le righe. La sua è un’eleganza diversa, austera più che ruffiana, direi. La frutta – indiscusso protagonista del lungo finale di bocca – cede il passo alla nota floreale e, sul finire, alla radice di liquirizia; si concede fresco ed esattamente come ti aspetteresti, con quella bella salinità di fondo che è certamente beneaugurante per il futuro.
Insomma, un’ottima boccia. A un prezzo più che ragionevole per la qualità nel bicchiere e con un gran futuro davanti. Chi vivrà, vedrà (cit).