Ho letto per la prima volta di Marcel Lapierre, produttore di Beaujolais scomparso nel 2010 e pioniere del movimento francese del vin naturel, in Vino (al) naturale, il libro di Alice Feiring.
La bottiglia di Morgon* che acquistai poi, per curiosità, fu una vera e propria rivelazione e allontanò da me le connotazioni negative che (purtroppo) ancora accompagnano il Beaujolais.
Al timone dell’azienda, che può contare su ben 42 ettari di vigneto, c’è oggi il figlio. Nell’intervista recentemente concessa a Robert Camuto su Wine Spectator, il trentacinquenne Mathieu (nella foto) ha parlato, tra l’altro, di vino “naturale”** e di terroir («è più importante della tecnica»), lamentando come molti suoi colleghi, nel mettere davanti lo stile -appunto- “naturale”, abbiano finito per coprire il carattere del territorio nei loro vini: «natural wines can sometimes all taste the same. It’s the same mistake the industrial producers made 20 years ago».
Il riferimento è, per lo più, all’uso di solforosa (che Mathieu ammette quando indispensabile: «It’s like a fire extinguisher in the house») e all’acidità volatile: «at low levels, VA can add pleasant balsamic notes to wine, but at higher levels it dominates everything else, pushing the wine toward vinegar».
* Morgon è uno dei dieci cru nella parte collinosa settentrionale della regione. Gli altri sono Brouilly, Côte de Brouilly, Chénas, Chiroubles, Fleurie, Juliénas, Moulin-à-Vent, Régnié e St.-Amour.
** anche se la definizione non gli piace affatto.
[photo credits: www.winespectator.com]