È vero, avevo sperato di fare il colpaccio mentre pescavo questa bottiglia nel cesto delle rimanenze – quelle vere 😉 – di cantina (e questo anche se il buon Luigi mi aveva avvisato: «guarda, non so come lo troverai»). A bocce ferme (cit), però, posso tranquillamente dire che è stata una delusione. Purtroppo. 🙁
La puzzettina d’esordio suona male, molto male, e deprime il già moderato entusiasmo per il colore dorato che ha comunque un certo appeal e non mostra affatto cedimenti. L’incedere lento e sinuoso lungo le pareti del bicchiere lascia pensare a un vino ricco, opulento e con un bel po’ d’alcol (cosa che poi effettivamente sarà). Peccato che la pungenza eterea finisca per coprire tutto quel che di buono c’è: i frutti esotici e una bella nota di nespola, per dire.
Ma è al sorso che le cose proprio non vanno: c’è sale (per fortuna!) ma non abbastanza freschezza per contrastare i troppi muscoli; l’amarognolo pronunciato penalizza ulteriormente un finale che già non era lunghissimo di suo, segnando negativamente la piacevolezza.
Quel che più m’ha lasciato perplesso, però, è stato l’averlo ritrovato sempre uguale, lì nel bicchiere, il giorno dopo: nemmeno l’ombra di un cambiamento, tutto assolutamente identico.
Bah.