Premessa. Io all’incontro “Le parole per parlare di vino” non c’ero ma se avessi potuto ci sarei andato. Non fosse altro che per fare una capatina al Salone del Libro a Torino.
Ho visto, però, il video di Giulia Graglia aka @senzatrucco e ascoltato con interesse gli interventi di Giancarlo Gariglio (curatore della guida Slowine), Giovanni Arcari (blogger su UomoTerraCielo), Vittorio Rusinà aka @tirebouchon e Luigi Fracchia (blogger su gli amici del bar) su un tema quantomai attuale, come dimostra il proliferare di analoghi momenti di discussione intorno all’argomento, anche nel recente passato: la conferenza DotWine, nel corso dell’ultimo Vinitaly oppure WriteWine, incontro al quale ho avuto modo di partecipare su invito dell’Associazione Aglianico del Taburno nello scorso mese di dicembre.
Mi sono fatto alcune domande e dato alcune risposte (cit). Ho anche riflettuto, o quantomeno provato a farlo, su alcune cose in ordine sparso.
Vinitaly, la più importante manifestazione del vino italiana (e non solo), non ha ancora aperto le porte ai blogger. Al contrario di altri eventi di settore, non meno importanti, tipo VinoVinoVino, VinNatur o, ancora, Sorgente di Vino. Lo farà, non lo farà, chissà. Questo, però, la dice (forse) lunga sulla considerazione di cui godono i blogger sul pianeta enoico.
Pesa, e non poco, l’eterna quanto – permettetemi – anacronistica contrapposizione con la carta stampata. Per di più inutile, a mio avviso, perché i due mezzi (web e guide) dovrebbero “rassegnarsi” all’idea della complementarietà invece che continuare a scannarsi secondo l’assurda logica del mors tua vita mea.
Entrambi hanno indiscutibilmente un ruolo fondamentale nella comunicazione del vino. Entrambi hanno lati positivi e negativi. Entrambi fanno forse finta di non accorgersi che il loro successo sta proprio nella capacità dell’altro di arricchirlo. Completarlo, appunto. Perché se da un lato il blog manca – spesso o a volte soltanto – dell’autorevolezza che, invece, è notoriamente riconosciuta alle guide cartacee, queste ultime peccano dal punto di vista dell’incisività e della velocità delle informazioni offerte.
Ha probabilmente ragione Giancarlo Gariglio quando si interroga sulle competenze dei blogger: sono d’accordo anch’io che non basti il diploma di sommelier preso all’AIS o all’ONAV per guadagnare una certa credibilità. Bisogna girare, provare, assaggiare, scoprire e… studiare. Ma questo vale nel vino come in tutte le cose, non trovate!?
Ed è vero anche che chi scrive su internet è, nella maggior parte dei casi, un hobbysta; e che forse proprio per questo è più facile imbattersi in una scrittura con “un tono più fresco e più indipendente, se vogliamo“. Non sono, però, d’accordo con Gariglio quando dice che “la carta stampata cederà il passo prima o poi al web“.
Sono in sintonia pure con Giovanni Arcari: il blog è atto di edonismo che necessita, ad ogni modo, di una “severa conoscenza per scongiurare il rischio di veicolare informazioni sbagliate“. Anche se, non bisogna dimenticarlo, il potenziale fruitore di queste informazioni è assolutamente in grado di fare da sé un’accorta selezione delle fonti.
Mi sono piaciute molto le parole di Vittorio Rusinà e l’intervento di Luigi Fracchia che gli ha fatto eco: “il futuro della comunicazione è essere generosi“, nel senso di aprirsi al confronto, non essere autoreferenziali e non perdere mai di vista il mondo, virtuale e non, attorno a noi che è ricco di persone con voglia di fare, capacità ed entusiasmo. Che è poi la cosa più bella della rete.
[foto tratta da http://gliamicidelbar.blogspot.com]