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Il Greco di Tufo a Cantine dell’Angelo: Miniere o Torrefavale?

Verticale Greco di Tufo Miniere, Cantine dell'Angelo

Se ripenso al mio 2021 vinoso, la verticale storica del Greco di Tufo Miniere di Cantine dell’Angelo è stata in assoluto uno dei momenti più emozionanti. Angelo Muto e la sua famiglia mi hanno fatto un gran regalo, ed io ho promesso di tenere la bocca chiusa fino a quando non sarebbe stato pubblicato lo speciale che potete ora leggere sul primo numero di Verticale.

C’è davvero poco altro da aggiungere al pezzo di Matteo Gallello, specialmente sul fronte assaggi, che si arricchisce dei contributi di Paolo De Cristofaro e Monica Coluccia (che già aveva condotto a Roma una mini verticale incrociata di Miniere e Torrefavale). E vi segnalo innanzitutto, riconoscendomi parte della sempre più folta schiera di appassionati che «sono in sintonia nel considerare il vitigno tufese talvolta più essenziale e vibrante rispetto al Fiano», il puntuale identikit* del Greco di Tufo in apertura.

Repetita iuvant: il Miniere 2019 è splendido, il 2009 pure.

Solo due battute sulla verticale.

La prima sul golosissimo Greco di Tufo Ris. Miniere 2019, vino slow in Slow Wine 2022. Le calure degli ultimi millesimi – è vero – sono state un fattore e hanno costretto a ripensamenti colturali per scongiurare il pericolo di scottature dei grappoli. Posto però che il vitigno greco ha dalla sua importanti doti di acidità e sapidità, e che l’annata 2019 è probabilmente la meno accaldata del trittico inaugurato dalla 2017, i lineamenti “solari” dell’annata hanno forgiato un liquido addirittura più appagante nell’immediato, pur potendosi/dovendosi pazientare perché l’irruenta tempra sapido-minerale si acquieti.

La seconda, invece, sulla bottiglia che mi ha in assoluto sorpreso di più: il Greco di Tufo 2009 era in forma smagliante (di cui avevo già parlato qui), a dispetto di un’annata calda e umida, complicata da piogge abbondanti prima della vendemmia.

E i 2020 come sono?

Introducendo invece il discorso sui 2020 non ancora licenziati ufficialmente (spoiler: nuova bottiglia), direi che sono entrambi bianchi piuttosto ossuti, dritti, appuntiti, elettrici per tensione acida. Ma se oggi come oggi il cuore batte per il Greco di Tufo Ris. Torrefavale – ed è una novità per il sottoscritto – è perché sembra avere qualcosa in più sul centro bocca rispetto al Miniere, che almeno in questa fase è invece limonoso, a tratti quasi sfuggente.

C’è bisogno di tempo, ovviamente. Il paragone con la 2016 che ho sentito fare non è poi così azzardato, almeno per dinamica gustativa, anche se in quell’annata fu una gelata primaverile tardiva a compromettere buona parte del raccolto. Certo che a pensare a quanto sono buoni oggi i Greco targati 2016 c’è da essere ottimisti: vedremo di capire qualcosa in più tra qualche mese.

l’irpino più singolare, più misterioso. Ha il temperamento del vino meridionale proveniente da un luogo freddo. Esprime durezza, a volte austerità, ma possiede un calore limpido».

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