Il bello del vino -credetemi, non è una frase fatta- è trovarsi davanti ad un bicchiere per scoprire luoghi, storie, persone. Così, la degustazione di giovedì scorso a Roma, non è stata soltanto la presentazione degli champagne Moussé, ma anche l’occasione per conoscere Cédric Moussé, quarta generazione di vignaioli nella Vallée de la Marne.
Tra uno champagne e l’altro, mentre parlava della nuova rotta dell’azienda, che ha abbandonato ormai da alcuni anni l’utilizzo di qualsiasi sostanza chimica, in vigna come in cantina, l’uomo Cédric ha raccontato se stesso e i giorni in cui, dopo la scomparsa improvvisa del padre Jean-Marc, gli piovvero addosso responsabilità ancora maggiori rispetto a quando dava una mano in azienda. Oggi Cédric, che ha una bambina di 9 anni (se non ho capito male), si occupa in prima persona della promozione dei suoi champagne in giro per i 22 Paesi dove sono commercializzati. Anche quando è fuori e tira tardi, non rinuncia mai alla corsetta mattutina.
La piccola azienda di Cuisles coltiva per lo più pinot meunier* e gli champagne, appunto, più interessanti, sono -a mio avviso- quelli prodotti con queste uve, quando non con un piccolo saldo di pinot noir, spesso con il metodo Solera**. Menzione particolare per l’Extra Or d’Eugène (dosaggio di 1 g/l) e per i due Special Club prodotti per il Club Trésors de Champagne, di cui uno -caso più unico che raro- è un rosée de saignée.
Lo champagne che non ti aspetti è, però, l’Anecdote, 100% chardonnay allevato a “Les Varosses“, lieu dit da sempre mal considerato per la coltivazione del pinot meunier, probabilmente per via della profondità dei terreni (spero di aver capito bene). Qui Eugène, il nonno di Cédric, decise -in controtendenza- di impiantare chardonnay, iniziando un percorso di micro-vinificazioni, che culminò qualche anno dopo con la creazione di questa cuvée. Non c’è probabilmente la finezza dei blanc de blancs di Avize, anche nella bolla (forse) più grossolana, ma non manca, invece, il carattere che contraddistingue tutti gli altri champagne dell’azienda, compreso un tocco di rusticità. In più, scorre bene al palato, con il sorso, ben più espressivo rispetto al naso, che ha una spiccata vocazione gastronomica.
Ecco, appunto. Un’ottima compagnia a tavola.
* Profondément Meunier, dice il sito internet.
** che prevede l’imprescindibile uso dei vins de réserve.