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Barolo Brunate-Le Coste 1997, Giuseppe Rinaldi

Emozionante.

E potrei anche fermarmi qui se solo non fosse così maledettamente bello ripensare a quel nebiolo e al batticuore del prima-durante-dopo l’assaggio.

Potrei dirvi della complessità dei profumi: la prugna quasi acerba, la buccia della mela rossa e il melograno. Oppure ancora la radice di liquirizia, i fiori secchi, la rosa, la nocciola e la castagna, l’eucalipto e i datteri.
E tante parole potrei spendere per parlarvi del sorso, fatto ad immagine e somiglianza della langa, dei suoi sapori e dei suoi profumi, tremendamente fresco dopo dieci e passa anni e assolutamente integro anche quando riprendi il calice mezzo vuoto più o meno dodici ore dopo. Ricco e succoso, con il frutto giovine e croccante.
Ma ancor prima dovrei forse raccontarvi la beltà dell’incantevole colore più rubino che granato, intenso e lucente, profondo e allo stesso tempo trasparente.

Barolo Brunate – Le Coste 1997, Giuseppe Rinaldi

Basterebbe, invece, ricordarne l’eleganza, composta e mai ostentata, che disarma per naturalezza. Eleganza. Che quasi penseresti di averla utilizzata troppo spesso, quella parolina, e di esserti lasciato sfuggire il senso.

Io e questo barolo di Giuseppe Rinaldi: come essere davanti a una bella donna cui il tempo trascorso ha disegnato qualche ruga sul viso pur non intaccando l’animo ancora ardente e lo sguardo intrepido, sognante per gli anni, i tanti anni che ancora verranno.

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(3) Commenti

  1. Massimo D'Alma dice:

    questa è roba seria, però 😉

  2. Alessandro Marra dice:

    Molto seria, molto. 😉

  3. Alessandro Marra dice:

    Molto seria, molto. 😉

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